Me l’aveva detto il mio amico Cesare: “Se vuoi le pesche a pasta bianca devi venire a settembre, quando troverai la Regina di Londra!”
Figuriamoci se non mi fido di un AAAgricoltore come lui (le tre AAA stanno per il mio grado massimo di agricoltore) però, curioso come sono, sono andato un po’ a cercare di scoprire qualcosa di più su questa Regina.
Si tratta di una preziosa cultivar a pasta bianca con buccia di color bianco sporco e striature rossastre. Già segnalata nell’Arca del Gusto di Slowfood, la pesca Regina di Londa è dolcissima ed ha un profumo forte e penetrante.
La varietà era coltivata da almeno una cinquantina di anni fa nel paese di LONDA (comune a Nord Est di Firenze) e nelle zone circostanti. Proprio nell’Arca del Gusto di Slow Food si legge:
“Le prime informazioni sulla pesca Regina di Londa risalgono alla metà del secolo scorso, quando un appassionato coltivatore di Londa, Alfredo Leoni, portò alla ribalta questa cultivar di qualità pregiata scoperta casualmente: la migliore tra le pesche a polpa bianca presenti sul mercato fiorentino a settembre inoltrato. La coltivano ancora alcuni frutticoltori sui versanti soleggiati esposti a sud, a mezza costa, riparati dal vento di tramontana, a un’altitudine tra i 100 e i 700 metri sul livello del mare. Come tutte le varietà tardive, cresce benissimo in località poco umide nelle ore notturne. L’Appennino toscano, in questa zona particolarmente asciutto e arieggiato, è un terreno di coltivazione ideale: totalmente incontaminato, permette coltivazioni biologiche e a produzione integrata. Il comune più interessato alle coltivazioni è Londa, dal quale ha preso il nome. Ogni anno, a metà settembre, qui si tiene una sagra in cui viene premiata con la “Pesca d’argento” la migliore cassetta di “Regine”.
Nonostante la coltivazione delle pesche tardive abbia evitato lo spopolamento delle campagne della Val di Sieve e del Mugello fiorentino, gran parte dei produttori, in anni più recenti, ha abbandonato queste varietà. Le pesche tardive sono coltivazioni impegnative e anche “rischiose”. Un’estate meno calda influisce negativamente su un raccolto tardivo e, considerato che la pesca Regina di Londa mantiene le sue caratteristiche di eccellenza organolettica per circa una settimana dopo il raccolto, per ogni albero occorre fare almeno cinque passaggi. Oggi se ne coltivano appena mille quintali l’anno e la vendita è limitata ai mercati locali, nei paesi di Tavarnelle, Scarperia, Vicchio e Dicomano. Le Regine di Londa sono profumatissime, grandi e rotonde, leggermente schiacciata ai poli. La buccia è di colore bianco-verde chiaro, con marezzature rosso intenso. La polpa – bianco crema con venature rosso vivo in prossimità del nocciolo – è soda, dolcissima e aromatica.”
E allora che c’azzecca la Regina di Londa in quel di Monte Antico? C’azzecca perché Cesare Borri quando coltiva un frutto, siano ciliegie o che siano pesche, sperimenta tutte le varietà possibili: sia per avere una gamma più ampia, sia per gestire al meglio la disponibilità dei frutti in epoche leggermente diverse, così da prolungare l’offerta.
Delle ciliegie gli ho sentito nominare almeno una decina di varietà, poco meno per le pesche gialle, solo la Regina di Londa per le bianche.
Il bello è che quando vado a comprare la frutta da lui prendiamo un paniere per uno e ci incamminiamo nel frutteto. Cesare non si zitta mai: parla in continuazione illustrandomi le varie varietà (scusate il bisticcio), le caratteristiche, i pregi, i difetti, e intanto coglie coglie e pare che parli più con le piante che con me. Tratta le piante come se fossero degli animali da cortile, le conosce una per una, e di ciascuna mi dice caratteristiche e virtù. Ogni tanto mi corregge se colgo in maniera non corretta un frutto, ma non perde il ritmo e continua a parlare.
Io ci sto come imbambolato a sentirlo in questa veste di affabulatore delle sue creature. Ogni tanto mi invita ad assaggiare il frutto di questa, poi di un’altra e mi fa scoprire anche le minime differenza che ci sono da una pianta all’altra! È per questo che ogni viaggio da Cesare è come un viaggio nell’Eden, con tanto di proprietario che mi invita, mi spiega, mi fa provare.
E parla, parla e non si zitta mai. Un po’ come il mare di Paolo Conte “quel mare scuro, che si muove anche di notte e non sta fermo mai”.
Questa volta ho trovato anche Lorenzo, suo figlio di dodici anni, che lo segue passo dietro passo come un cucciolo con la mamma. Ha un bel viso Lorenzo, parla poco se parlano gli altri, ma se gli chiedi qualcosa si capisce che è figlio di Cesare.
Ha una voglia matta di imparare le cose che fa lui e quelle che già sa fare me le vuol mostrare. Prima di andare via mi dice di seguirlo che mi vuol far vedere una cosa. Mi porta in una stanza che fa da imballaggio e stoccaggio dei cartoni del vino. Vedo un ammennicolo strano, ma di cui capisco immediatamente l’uso, Anche perché Lorenzo prende una bottiglia di vino, la posa su di una culla dell’ammennicolo, prende l’etichetta del vino e con cura e precisione l’appoggia sulla bottiglia. Una volta messa prende la bottiglia in mano come se fosse un figliolino, l’accarezza per stendere bene l’adesivo poi si gira e con un sorriso disarmante me la mostra con orgoglio, sotto gli occhi felici di Cesare. Cesare può star tranquillo, l’erede viene su dimolto bene!
Prima di andar via Cesare mi allunga anche un cestino di piccole Susine, sode e mature e mi fa: “Queste vai a casa facci la marmellata, ma non ci mettere lo zucchero, tanto so’ abbastanza dolci di suo”.
Una visitina in cantina dove i mosti stanno fermentando, e non vi dico i profumi. Glielo faccio notare e lui mi prende per mano e mi porta in uno piccolo stanzino dove ci sono due piccoli contenitori inox. “Metti il naso qui dentro” mi fa. Ce lo metto il naso li dentro e mi viene su una folata di olio extravergine da brivido! Annuso un’altra volta e me ne vado con due bottiglie di vino: un Ciliegiolo e un Vermentino.
Devo scappare a casa a far assaggiare le pesche ai miei lupacchiotti, i miei nipoti Giacomo ed Emanuele, 14 e 12 anni, che di profumi (e di sapori) se ne intendono.
Cesare mi ha fatto vedere come si apre la Regina: si gira metà da una parte e l’altra metà dall’altra e…zac, si apre e ti inonda dei suoi profumi: dura ma matura e profumatissima.
I miei nipoti pur non avendo ancora un bagaglio di termini da assaggiatore si difendono bene: prelevati da un campetto dove giocavano a pallone, gli ho fatto aprire una pesca e mi hanno elencato questi profumi: orto, albicocca, campagna fiorita, prato fiorito di margherite, papavero, rosa bianca. Il sapore: dolce e agro.
Az. Agr. Borri Cesare
Localita’ Podere 216
58045 CIVITELLA PAGANICO, Loc. Monteantico (GROSSETO)
Contatto: Cesare Borri
Telefono: 0564/991013 – Cellulare: 338 332 0900