Eccezionale scoperta botanica a Stribugliano (Arcidosso). Qualche settimana fa durante una gita nei pressi di Castel Vaiolo a Stribugliano del gruppo ornitologico maremmano sono stati scoperti veri e propri tesori botanici. Si tratta di varie piante plurisecolari di tasso (taxus baccata). Questa pianta, la più longeva d’Europa ed anche molto tossica, può vivere per migliaia di anni, considerata come sacra per molti popoli e densa di significati simbolici (detta anche pianta della morte e della vita). Si caratterizza anche per la sua resistenza e flessibilità, venne usata fin dall’antichità per costruire armi (archi,frecce e lance). Di legno di tasso era l’arco di Otzi, l’uomo di Similaun (3.300 a.C. circa), di legno di tasso la freccia che uccise re Riccardo Cuor di Leone. Gli individui di tasso (Taxus baccata) si trovano in un bosco misto con roverella, carpino nero, orniello, aceri ed altre specie arboree relativamente rare nei boschi di origine naturale. Tra i tassi osservati, che sono oltre venti, ne sono stati misurati in particolare tre. Le loro altezze variano da 7 a circa 13 metri e non appaiono eccezionali; tuttavia, i diametri sono significativi: di 75, 105 e 110 cm. In effetti considerando la localizzazione delle piante osservate, non ottimale rispetto alle esigenze ecologiche della specie, che trova le condizioni più adatte alle sue esigenze in boschi freschi, umidi e ombrosi – mentre soffre in aree con clima estivo più caldo come è quello dell’area – i diametri dei tassi di Stribugliano appaiono ragguardevoli. Prudenzialmente, l’età delle piante osservate si può stimare come compresa tra 350 e 600 anni. Inoltre, considerando che l’area non presenta un clima ottimale per le esigenze della specie, è verosimile che qui gli individui presentino un ritmo di accrescimento anche più lento di quello osservato nelle aree con clima più adatto: probabilmente l’età è ancora superiore e nel caso delle piante più grosse potrebbe non essere lontana dai 1000 anni. L’ origine dei tassi è misteriosa ma stupisce il fatto che queste piante, velenose per gli animali domestici, siano state conservate per secoli in un’area dove agricoltura e pastorizia sono state notevolmente praticate, almeno dal medioevo in poi. Accanto ai “patriarchi” si trovano anche piante relativamente piccoli, alte pochi metri con diametri di pochi centimetri, e questo fa sì che nel posto la specie è ancora in grado di rinnovarsi e riprodursi spontaneamente. E dunque, “la preservazione di queste piante è doverosa e richiede particolare attenzione da parte delle istituzioni”, dicono dal gruppo ornitologico.