Gaetano Savi era nato a Scarperia (FI) nel 1769, fu allievo di Giorgio Santi con cui visitò il monte Amiata e ne studio le caratteristiche morfologiche e naturalistiche. Fu autore di diverse pubblicazioni tra cui il “trattato degli alberi della Toscana” che è una preziosa fotografia delle specie arboree presenti nella toscana all’ inizio del XIX secolo. Scritto in piacevole lingua toscana ci fornisce una immagine dettagliata dell’ambiente naturale che ci descrive con meraviglia e stupore.
Elencate in ordine alfabetico le specie vengono presentate da un punto di vista botanico con descrizione della forma e colore delle foglie e di altre parti della pianta. Si descrive anche l’uso che di ogni parte della pianta viene fatto così ad esempio ci viene riferito che i rami del salcio giallo (Salix vitellinaL) e del salcio vetrice (Salix viminalis) “sono preferiti per legare” e sempre il vetrice e il salcio rosso (Salix elix) sono adoperati per fare panieri. Dei tanti usi che del salice si faceva Savi fa una descrizione attenta richiamandosi anche a Plinio che “a suo tempo adoperavasi per farne vasi al tornio e sedie…”.
Nel trattato degli alberi vengono elencati Salix alba – Salix vitellina – Salix viminalis – Salix helix – salix capraea – Salix lanato – salix aquatica che erano dunque presenti in Toscana al tempo dell’ autore.
Augusto De Bellis nel libro pubblicato da Effigi di Arcidosso “Erbe e fiori di montagna”, descrive la presenza di una nuova specie approdata nella nostra montagna: il Salix appendiculata Vill. (sinonimo grandiflora Ser.). La caratteristica distintiva della pianta è la presenza di due stipole semicordate e opposte alla base del picciolo; Il botanico ci riferisce che la pianta è stata rinvenuta di recente tra Piancastagnaio e Tre Case, nella frazione di Vivo d’Orcia e in località Laccoria ad Abbadia San Salvatore.