Dieci anni fa venne pubblicata la descrizione dello stato di abbandono dell’edificio pubblico denominato “Mulino di Melampo”. Eh sì, il tempo passa, molte realtà oggettivamente cambiano, alcuni problemi vengono risolti, ma qui a Santa Fiora alcune cose paiono irrisolvibili e il Mulino è una di queste. Spesso abbiamo usato il concetto di cattedrali nel deserto per descrivere realizzazioni di opere pubbliche di scarsa o di nessuna utilità, oppure mai usate come in questo caso, ed in altri per la verità. Tanto per fare un esempio possiamo citare il Parco pubblico di S. Antonio, anche se dopo tanti anni sembrerebbe in via di prima assegnazione; potremmo parlare delle Terme dell’Acquaforte, e l’elenco sarebbe comunque consistente… Ci sarà modo di affrontare le numerose cose che, a parere di Rifondazione Comunista, meriterebbero un’attenzione molto diversa da parte dell’amministrazione comunale, per ora fermiamoci a questa struttura:
Il Mulino era la parte essenziale del progetto conosciuto come Parco Fluviale (progetto esecutivo approvato nel 2003) il cui costo complessivo fu stimato in 1.330.000 euro, suddiviso in cinque lotti:
I lavori furono consegnati per la realizzazione nei primi mesi del 2005 e durarono circa tre anni. Dopo questa fase ci si mise pure una frana della parete rocciosa sovrastante (ovvero sotto via delle Mura), quindi almeno l’uso del mulino fu inibito e comunque dopo gli studi, i progetti e i lavori di messa in sicurezza, per oltre 2 milioni di euro, finanziati dal ministero, la parete fu stabilizzata.
In ogni modo, anche dopo i lavori di sistemazione della frana, il Mulino completo di tutti gli impianti, dei mobili e di ogni attrezzatura, rimase in stato di totale abbandono, fu vandalizzato e brutalmente devastato, quindi reso inservibile.
Anche gli altri lotti realizzati, e tutta l’area del famoso Parco Fluviale, versavano – come oggi – in uno stato di abbandono indecoroso, nonostante il sindaco, in una intervista al Tirreno del 10 agosto 2014, dichiarasse: «trasformeranno il volto di Santa Fiora e la renderemo ancora più appetibile per il turismo ambientale e culturale». Inoltre: «Solo allora (dopo la sistemazione della frana -ndr-) il Molino potrà essere aperto. Vi erano previsti ostello e punto informativo, ma la destinazione andrà ripensata. Tutto sarà a disposizione della gente… Intanto quel che può essere sfruttato lo sarà…»
Stendiamo un velo pietoso su questo e sua altre cose che, in maniera improvvida, il sindaco affermò in quell’occasione. Possiamo soltanto dire che siamo di fronte ad una situazione deprecabile per qualsiasi amministrazione pubblica, sicuramente poco comprensibile per amministratori che governano uno dei Borghi più belli d’Italia, impegnati, anzi protesi a far conoscere Santa Fiora Smart Village in tutto il globo terraqueo.
Circolo PRC Santa Fiora/Amiata