Tempi duri i mesi di dicembre e gennaio per fare i bilanci, soprattutto se sono quelli economici. Ma non è facile dire punto e a capo nemmeno per le questioni istituzionali e le amministrazioni comunali provano faticosamente a tirare la riga. La matassa da sbrogliare è intricata su tutti i fronti. Lo dice chiaro e tondo il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci che, comunque, cerca soluzioni e il lato positivo di un quadro che non manca di problemi anche pesanti. “Bisogna essere consapevoli su dove si vuole andare e valutare le nostre forze-attacca Franci-. Siamo a un punto di svolta, perché, con la sparizione delle province, l’Amiata deve decidere cosa fare. Se guardo la montagna-aggiunge-la vedo tutta insieme, con i due versanti uniti. Ma che dialoga anche con la Val d’Orcia. Dobbiamo dunque decidere cosa fare”. Il ragionamento di Franci riguarda, in particolare il destino del distretto sanitario, la cui autonomia sembra essere ormai perduta. Per lo meno l’autonomia attuale, che vedeva un distretto unico per gli otto comuni dell’Amiata grossetana: “Non ce la facciamo da soli a mantenere in vita l’autonomia del distretto-dice Franci-perché i numeri ci puniscono. Siamo troppo pochi. Così occorre valutare bene con chi aggregarci e davanti abbiamo il versante senese e la Val d’Orcia”. Ma con questo nodo da sbrogliare e ancora da decidere, Franci ci tiene anche a sottolineare il peso e in un certo qual modo il primato di Castel del Piano: “In questa partita delicatissima-continua- occorre che tutti siano consapevoli della forza di Castel del Piano per due motivi: il nostro comune spicca per essere un polo di servizi e per avere la più grande quantità di imprese ed aziende in provincia. Questo non dobbiamo dimenticarcelo-dice-perché qui sta il motivo della nostra forza. E’ un paletto, questo, con cui ci presentiamo a scozzare le carte e che consolida la nostra identità comunitaria che è messa a dura prova da una serie di eventi anche tragici che si sono verificati nel nostro paese. L’omicidio di Tucci, il suicidio di Simone Rossi. Il paese è sotto shock e dobbiamo riacquistare fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità di reazione. Occorre vederci come una comunità compatta, ma allo stesso tempo capace di confrontarsi col mondo esterno e non bisogna rinchiudersi a riccio”. E qui Franci non nasconde l’altro grande problema che riguarda sia l’identità che la sicurezza, la presenza di immigrati a Casteldelpiano: “Non posso tacere una certa preoccupazione-dice-perché oltre 750 immigrati regolari su una popolazione che non arriva a 5000 persone, sono senza dubbio un numero alto. I problemi di integrazione non mancano e sono evidenti. Eppure, credo, su questo materiale umano bisogna investirci. La comunità si costruisce meglio se riesce a utilizzare positivamente quanto possiede. Gli immigrati sono una maniera per tutti noi per guardare oltre ed entrare facendone esperienza, in un mondo globalizzato”. E d’altra parte, secondo il sindaco, Castel del Piano è sempre stato un paese che è riuscito a guardare fuori e preservare allo stesso tempo la propria identità: “Nel nostro paese-dice-abbiamo monumenti che dimostrano questo: il monumento ai caduti che sottolinea la nostra appartenenza all’Italia, il monumento a Nassirja che dimostra la nostra solidarietà con chi persegue la pace nel mondo, il monumento di Spoerri che coniuga insieme una cultura dal respiro europeo e il nostro palio e infine la storia dei minatori scritta nel monumento di recente inaugurato”. Franci punta dunque a declinare insieme l’ identità con lo scenario esterno con cui il confronto deve essere aperto. Per questo ha dedicato a tutti i concittadini come augurio di buon anno la poesia “lentamente muore… chi non cambia” di Pablo Neruda.