Progetti di unitarietà e promozione turistica, ne parliamo con il Sindaco Gianpiero Secco

Sindaco SecchiSeggiano è un paese arroccato, con le strade strette tipiche dei borghi medievali e una sorpresa ad ogni passo. Il paesaggio si apre su oliveti e colline che rilassano lo sguardo. È un paese immerso nella bellezza e nel silenzio, elementi tipici dell’ambiente circostante. Il paese è alle porte della Val d’Orcia e della Maremma, la sua ricchezza sono i prodotti d’eccellenza dati dalla produzione dell’olio, del vino, del formaggio e non solo. Gli ettari di terreno che circondano il borgo sono stati dedicati anche all’arte, ospitando dal 1992 il Giardino dell’artista Daniel Spoerri che ha deciso di dare vita al suo progetto di abitazione-laboratorio e di parco-museo di sculture ed installazioni proprio nel comune di Seggiano, in una località chiamata Paradiso.

Abbiamo incontrato il primo cittadino di Seggiano per parlare con lui del presente e del futuro della Montagna, dei progetti turistici attuabili sul territorio, dei punti di forza e di debolezza del territorio.

Parliamo di unitarietà. Cosa ne pensa di un’Amiata senza divisioni, chiamiamole così, territoriali? 

Mi sono occupato per anni di un’azienda con sede a Piancastagnaio, a quei tempi vivevo a Roma ma il mio riferimento abitativo sull’Amiata è sempre stata Seggiano. Dico per questo per spiegare che già a quei tempi, quando ero molto lontano dall’ambiente politico, mi sembrava ostico pensare che Piancastagnaio era Siena e Seggiano Grosseto. Senza nessun coinvolgimento politico, ma da semplice cittadino non mi spiegavo questa situazione. Poi soprattutto Seggiano che di grossetano ha poco e che invece ha tanto di senese: il paesaggio, il Castello del Potentino dei Salimbeni, la famiglia degli Ugurgieri senesi.

Sono favorevole a un’unificazione non sono per un aspetto politico ma anche personale perché ritengo che non possa essere diversamente che così. Fino a poco tempo fa si andava a sciare e si trovavano due skilift, oggi si sta rientrando nei ranghi. Quello che penso io, anche a titolo personale, è che l’Amiata deve essere una, devessere un toponimo, come lo è il Chianti o la Val d’Orcia. Mi sembra naturale pensare a un concetto di Amiata.

Quali sono secondo lei i punti di diversità dei paesi amiatini?

Alcuni comuni hanno un certo tipo di orientamento, per esempio Abbadia ha un fortissimo orientamento verso la montagna, la gente a Seggiano invece viene per l’olio, per il vino, il formaggio o il panorama, è difficile che da noi venga il turista che vuole sciare. Questa possibilità di offrire diverse soluzioni, cioè un’offerta diversificata è una cosa importantissima. Poi ci sono diversi comuni che hanno una maggiore vocazione turistica e altri più votati all’impresa ma è irrilevante. C’è un sistema di compensazione.

Sempre più spesso si sente parlare di un’economia legata al turismo, cosa ne pensa?

Oggi non c’è nessuno dei comuni dell’Amiata che possa trattenere il visitatore per più di una giornata, la nostra possibilità è quella di fornire un’offerta integrata che trattenga le persone. Trattenere le persone e farle muovere sul territorio, ecco perché ci era venuta l’idea, concretizzata nella pubblicazione per l’Expo. Per la realizzazione di questa pubblicazione non ci siamo focalizzati su un luogo ma abbiamo cercato di incentivare la mobilità del turista offrendo vari percorsi: quello dedicato alla spiritualità, quello dedicato ai castelli, quello dedicato al vulcano ecc. Dobbiamo far interessare il turista al territorio. Questa deve essere la logica: noi dobbiamo trattenere le persone sul territorio ma deve essere uno. Qui non si parla di Seggiano o di Castel del Piano, si parla di movimento sul territorio.

E per quanto riguarda la promozione turistica? Di cosa ha bisogno il territorio?

Un posto come Seggiano deve risolvere un problema di de-stagionalizzazione e di ampliamento dell’offerta. Siamo coperti molto bene con un turismo stanziale di alta qualità ma non basta. Uno strumento che noi vogliamo utilizzare è quello dell’albergo diffuso per soddisfare una clientela che vuole stare in paese e per sviluppare anche l’attività commerciale legata non sono di prodotti tipici, ma per questo servono alcune infrastrutture, come i parcheggi per esempio.

Cosa ha fatto il comune di Seggiano per ampliare l’offerta?

Il comune di Seggiano ha il più grande lago sportivo della Toscana, finito da pochissimo, 200 m x 80, standard internazionali, inserimento nel circuito europeo di gare di pesca sportiva. Ha il museo dell’Olio e il Cisternone restaurato da pochi anni. Sono realtà che attirano l’attenzione, per esempio lo scorso fine settimana abbiamo avuto in visita 28 macchine d’epoca da Siena con 60 persone.

E per quanto riguarda l’economia legata, per esempio, all’agricoltura? Pensa che ci siano stati dei cambiamenti negli ultimi anni? 

La gente forse non si ricorda ma se guardiamo al passato comprendiamo che qui sono stati fatti passi da gigante. Pensiamo all’olio di Seggiano, al vino, al formaggio, al miele. Qui c’è stato uno sforzo sul prodotto di qualità notevole; certo, c’è ancora da lavorare ma lo sforzo che è stato fatto è uno sforzo importante e se ne vedono i risultati.

Ultima domanda. Vorrei chiederle cosa consiglierebbe ai giovani amiatina che vogliono costruirsi un futuro nel territorio.

I giovani dovrebbero focalizzarsi su aspetti locali, chi ha scelto di concentrale le energie sul prodotto di qualità è risultato vincente. Bisogna sviluppare il contesto affinché si creino delle condizioni per i giovani qui, per esempio, se il comune di Seggiano attua il progetto dell’Albergo diffuso, a gestirlo servirà personale giovane e capace.

Da Venerio
Aurelio Visconti
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