Sapevamo dell’anno bisestile e di tutte le superstizioni che si porta dietro. Sapevamo del lungo intervallo senza tragedie che ci era stato concesso fino ad ora. Sapevamo anche della fragilità di una società come la nostra imbalzamata sull’economia spicciola e mediocre, incapace ormai di vedere oltre se stessa.
La situazione non era semplice, nemmeno prima del Covid-19. Troppi rischi per gran parte delle imprese, troppo ridotti i margini di guadagno per non creare debito e insoddisfazione generale, a meno che non si appartenesse a una delle molte caste che gestiscono i poteri nelle forme che conosciamo.
Complottismi a parte, che risulteranno eventualmente chiari solo a bocce ferme, solo quando il tempo avrà determinato la fisionomia di questo fenomeno uguale a nessun altro precedente.
Ma una cosa è certa: la globalizzazione non funziona se non è costruita sulle piccole economie, sui territori a cui occorre recuperare identità perdute. La conta delle vittime è terribile, ma in Italia non facciamo distinzione tra i decessi diretti e quelli causati, mentre in Germania al momento (25 marzo 2020) si contano solo quelli diretti e sono un numero infinitamente minore rispetto a quelli italiani.
Ma le morti sono soltanto un aspetto. Per la prima volta sono usciti i numeri dei decessi che gli ospedali devono sopportare stagionalmente anche per ‘semplici’ influenze.
Appare chiaro che rincorrere gli standard finanziari a discapito dello stato sociale, è stato un errore drammatico: che ha indebolito la società tutta, fatta di famiglie, istruzione, sanità…
Siamo tutti più poveri, e lo saremo ancor di più, per una gestione disastrosa della politica, su cui si è abbattuta questa sventura biblica di proporzioni planetarie. Congetture e complottismi, ogni ipotesi è formulabile in questo tempo immobile che ci è stato imposto e, per certi versi, donato.
Qualche tempo fa, mentre il treno delle dinamiche sociali correva senza controllo, abbiamo ragionato del valore delle economie circolari. Di quanto sono importanti per creare identità più forti capaci di un dialogo alla pari con il prossimo e con il mondo.
In questi giorni ne abbiamo una risposta evidente. Se il ‘grande’ non è poggiato su una solida base di sassolini uguali ma diversi, si annulla da solo. Se non si tiene conto delle individualità salta tutto il meccanismo che, altrimenti, si può gestire solo con metodi totalitari. E in questi giorni stiamo assistendo ad una bella parata di personaggi declamanti che svelano le loro inclinazioni.
Ci resta la consapevolezza che il nostro vivere in provincia ha almeno il privilegio dei numeri inferiori del rischio terribile di un virus inatteso quanto terribile.
Che sia un’arma? Una punizione divina? Un fenomeno naturale dovuta a negligenze?
Abbiamo per contrasto, l’evidenza che non si può trascurare la ricerca… in ogni campo. E abbiamo, rinnovata, la consapevolezza che la politica è determinante e non può essere abbandonata al caso e a mani sciatte. E di queste sì, ne conosciamo davvero molte.