In occasione della presentazione dello Studio “InVetta”, elaborato dall’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) con il contributo di Arpat e di altri organismi regionali, e avente ad oggetto lo “Stato di salute della popolazione amiatina”, che ha avuto luogo il 28 ottobre presso il Cinema-teatro Amiata di Abbadia San Salvatore, fin dall’inizio si è capito che il clima non fosse dei più tranquilli. Cinzia Mammolotti, consigliera di minoranza del Comune di Abbadia ed in rappresentanza dei comitati ambientalisti amiatini, ha subito richiesto l’inversione dell’ordine del giorno dell’assemblea, per consentire di far partecipare alla discussione anche il numeroso pubblico intervenuto. Respinta questa proposta, l’assemblea si è svolta secondo il programma prefissato ma l’illustrazione dei vari aspetti dello studio è terminata solo alle 19,45. A quel punto ha avuto inizio l’esposizione delle domande e delle osservazioni, che hanno riguardato gli aspetti maggiormente critici. È stata innanzitutto contestata l’assenza degli organi politici regionali, a partire dagli Assessori Bezzini (sanità) e Monni (ambiente ed energia), mai visti in Amiata dopo la prima presentazione ufficiale avvenuta a Firenze oltre dieci mesi fa. “Le conclusioni di oggi, per altro molto discutibili – è stata alla fine la considerazione dei comitati – non possono essere prese a giustificazione del disastro che si annuncia per l’Amiata, con il polo geotermico che la Regione Toscana vuole insediarci”. Tanto più che Fabio Landi – studioso del problema – in un lucido intervento, ha messo in evidenza i limiti intrinseci dello Studio che, essendo concepito come uno studio “di prevalenza”, non è in grado di determinare una relazione di causalità fra l’esposizione (ad un inquinante) e l’evento (una malattia). E ha rilevato anche “la stranezza di quanto sostenuto in merito al fatto che, all’aumentare degli inquinanti geotermici, si osserverebbe una riduzione delle patologie respiratorie, mentre in uno studio contemporaneo della dottoressa Nuvolone sulle esposizioni croniche ad H2S eseguito secondo altri criteri, i risultati parlano di “un’associazione tra l’esposizione a concentrazioni crescenti di acido solfidrico e il rischio di mortalità ed ospedalizzazione”. A questo proposito i risultati dello studio InVetta potrebbero risentire – è stata la conclusione dei comitati – “della scarsa attendibilità dei valori delle concentrazioni di inquinanti associati ai singoli partecipanti all’indagine sulla base delle mappe di ricaduta utilizzate”. Lo studio InVetta ha anche confermato come la popolazione residente nei comuni principali (Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Arcidosso, Santa Fiora e Castel del Piano) sia soggetta a livelli di esposizioni ambientali maggiori rispetto ai cittadini residenti nei comuni di controllo vicini (Radicofani, Castiglione D’Orcia, Seggiano e Cinigiano) e di conseguenza anche le concentrazioni dei metalli nei campioni biologici hanno mostrato valori decisamente più alti tra i residenti nei comuni principali rispetto a quelli di controllo. Sulla stessa linea si osserva come l’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche comportano livelli urinari di tallio e di mercurio più elevati nei lavoratori presso le centrali geotermiche rispetto al resto del campione. Mentre la presenza di arsenico nelle acque potabili mostra una stretta relazione con l’aumento di rischio di tumori, di malattie respiratorie e cardiovascolari.