Gaetano Savi (1769-1844) scrisse il “Trattato degli alberi della Toscana” che ci offre uno straordinario resoconto dell’ambiente botanico toscano dei primi dell’ottocento.
Direttore dell’Orto botanico dell’ Ateneo di Pisa a partire dal 1810, fu allievo di Giorgio Santi con cui compì il viaggio al Monteamiata, resoconto del viaggio che divenne pubblicazione nel 1795. Fra le piante elencate nel citato trattato degli alberi, il Savi descrive il pino abeto bianco Pinus Picea di cui dice “ …vive negli stessi terreni e all’istessa esposizione in cui vive il Faggio.. Si trova nelle montagne più alte della Toscana… Nella provincia Senese ci son degli Abeti al Vivo, e al Pigelleto nella montagna di Santa Fiora…”
Dopo l’ultima glaciazione questa specie era largamente diffusa in tutta l’area mediterranea ma successivamente a causa di condizioni climatiche più favorevoli alla espansione del faggio, la sua presenza è stata di molto ridotta. Va detto inoltre che alla sua scomparsa ha contribuito anche l’interesse che in ogni epoca si è mostrato per questa pianta che, come ci dice lo stesso Savi, “..è l’albero più stimato per fare travi e travicelli, perché di fibra dritta…”.
L’abete bianco appartiene alla famiglia delle Pinaceae e ancora oggi sull’Amiata è presente nell’area del Pigelleto nel comune di Piancastagnaio, nei pressi del Convento di Santa Trinita nel comune di Santa Fiora e a Vivo d’Orcia nel comune di Castiglion d’Orcia. E’ fra gli abeti più belli e infatti è molto usato come albero di Natale in molte parti d’Europa.