Riemergono da un archvio distratto vecchi nastri registrati qualche decennio fa.
Giuseppe Sani annusa l’interesse e li trascrive. Si tratta di una dimenticata conferenza di Ernesto Balducci a Piancastagnaio, in anni caldi, correva il 1968. La prima ondata della contestazione giovanile si consolidava anche dalle nostre parti, dove i ragazzi avevano maggiori possibilità di studiare e confrontarsi con un mondo più allargato; la società delle miniere viveva la sua crisi definitiva e un secolo di storia d’Amiata si stava archiviando in rapporto al nuovo che avanzava a passi da gigante.
Nelle parole registrate e trascritte si chiarisce la modernità di Ernesto, scappato da ragazzo verso il suo destino, ma, mai lontano davvero dalla sua montagna.
E tutti i grandi temi dell’oggi, dai fenomeni migratori, al consumismo invasivo, alla trasformazione delle relazioni sociali, appaiono in nuce come già prossimi ad una soluzione intravista con semplicità e raziocinio, e che ora, paradossalmente, sembra più distante e complicata.
Si mette a fuoco un patrimonio visionario, capace di far dialogare fede cattolica e politica, religioni e antropologia, attraverso un carisma sprigionato dal tono della voce e dalle posizioni super partes, in cui a emergere è l’uomo, in dialogo perpetuo con la sua anima e con il mistero della vita.
A questa scoperta casuale quanto straordinaria, si aggiungono i commenti del curatore, di Aldo Bondi e Maurizio Boldrini, che, per quel che sono non hanno bisogno di presentazione, ma, se ancora ce ne fosse bisogno, rimarcano la loro vicinanza a Balducci e l’importanza di questo nostro conterraneo nel panorama culturale “planetario”.
Un omaggio a un grande della nostra terra amiatina.