Omaggio al quadrato è il titolo dato da Josef Albers ad una serie di opere facenti parte di uno studio pittorico basato sulla forma geometrica del quadrato.
Albers è uno dei maggiori rappresentanti dell’Arte programmata, la linea “non oggettuale” in cui forma e colore rivivono in modo da creare strutture cromatiche atte a veicolare significati legati alle ricerche sulla percezione visiva che da Arnheim a Kohler hanno aperto nuove vie agli studi sull’immagine visiva e cambiato la mentalità sul modo di concepire e di fare arte nella seconda metà del XX secolo.
Pittore tedesco nato a Bottrop nel 1888, studiò in diverse città della Germania e, nel 1920, entrò, come allievo, nel Bauhaus (Staatliche Bauhaus) la scuola di architettura, pittura e design che fu diretta da Walter Gropius, che operò prima a Weimar dal 1919 al 1925, poi a Dessau fino al 1932 per concludere la sua azione didattica drasticamente a Berlino l’anno successivo, nel 1933, quando le autorità naziste la chiusero definitivamente costringendo gli artisti a emigrare in altri Paesi specialmente negli Stati Uniti d’America.
Nel 1925, vi divenne professore quando il Bauhaus fu trasferito a Dessau e, alla chiusura della scuola, andò in America a New Haven (Connetcut) dove svolse la sua attività didattica all’Università di Yale e dove morì nel 1979. La sua importanza nell’ambito della pittura Astratta è di grande rilievo soprattutto per quanto riguarda l’aspetto cinetico. Si parla, infatti, di Arte cinetica quando si fa riferimento alla rappresentazione del movimento che può essere fisico, cioè reale, quando gli elementi che compongono l’oggetto artistico si muovono accidentalmente per lo spostamento dell’aria o volutamente dalla mano dell’uomo come nella ricerca plastica di Alexander Calder, o virtuale quando si realizza attraverso la semplice impressione ottica.
Ed è proprio a questa ultima forma di movimento che si rivolge la Optical art e la ricerca figurativa di Josef Albers. In essa il fruitore, nell’attenta osservazione dell’opera, ne percepisce una dinamicità intrinseca che si realizza virtualmente all’interno della composizione stessa nella quale l’aspetto cromatico riesce ad ingannare l’occhio facendogli percepire un movimento che nella realtà non esiste.
E negli studi sul quadrato, e non solo, l’artista tedesco ottiene questi particolari effetti servendosi, spesso di un cromatismo tonale in quanto l’insieme vede accostati colori scelti sulla stessa tonalità per esempio sulle gradazioni di rosso come avviene in questo esempio. È superfluo sottolineare, quindi, come in questi soggetti l’aspetto realistico ed emotivo è completamente sacrificato per far emergere il senso della razionalità matematica e la purezza delle forme geometriche in quella tendenza definita Arte gestaltica in riferimento agli studi della psicologia della forma, sulla percezione visiva, che hanno avuto uno straordinario sviluppo specialmente in Germania e in Italia dal secondo decennio del Novecento.
E lo spazio?: “Lo scopo di Albers non è di suggerire la terza dimensione, ma di realizzare nelle due dimensioni uno spazio plastico integrale, non meno solido e concreto di quello dell’architettura. Consegue lo scopo misurando con estrema precisione le distanze e le relazioni visive tra zone piatte di colori tonali.” (G. C. Argan, L’Arte Moderna 1770/1970, pag. 707).
Così il rapporto tra opera e fruitore cambia totalmente perché l’osservatore non è lo spettatore passivo ma viene chiamato necessariamente ad intervenire in prima persona e, collaborando in questo modo con l’artista creatore dell’opera, contribuisce al completamento della fruizione estetica dell’opera stessa divenendone coautore.
Nella composizione qui esemplificata possiamo percepire la struttura in base alla quale sono stati stabiliti sia le dimensioni sia la collocazione dei quadrati all’interno dell’insieme.
La linea rossa orizzontale divide in due parti uguali il quadrato più grande e le diagonali del rettangolo che costituisce la metà del quadrato esterno hanno, al loro incrocio, il punto dal quale si dipartono altre due diagonali che con le prime determinano i punti utili per costruire i quattro quadrati che formano la composizione. La gradazione cromatica, infine, crea lo straordinario effetto illusorio del movimento che caratterizza il quadro e la singolare ricerca di Josef Albers su uno dei soggetti che egli predilige: il Quadrato.
Dal mio libro “Arte e Scienza – Le prove di un rapporto antico”, Edizioni Effigi, Arcidosso, Aprile 2013.
Giombattista Corallo