L’area del tannino di Castel del Piano si rifà il look, infatti, completato l’iter burocratico ed acquisito tutta la documentazione, completa di permessi, autorizzazioni, disegni e progetti, come da delibera comunale n.50 del 9/11/2012, per l’amministrazione comunale è stato possibile dare il via ai lavori. Sull’area erano presenti alcuni edifici di non recente realizzazione più o meno utilizzati a servizio di una attività di betonaggio e trattamento inerti che, data la localizzazione all’interno del centro abitato, creava alcune criticità logistiche, funzionali ed ambientali.
Storicamente l’area era stata destinata ad un impianto di estrazione del Tannino dal legname di castagno di cui era ricca la nostra montagna. La nascita dello stabilimento risale al 1926, quando la Società anonima tannini di Italiani, acquistò dall’amministrazione comunale un terreno di 2948,76 mq al prezzo di 2 lire a mq per un totale di 5897,52 lire per la realizzazione dello stabilimento per la produzione di acido tannico. Questa piccola industria sarà realizzata ai margini del paese lungo il viale dei mille e verso il podere di campo grande. L’attività dello stabilimento industriale consisteva nella produzione di acido tannico, un acido contenuto soprattutto nel castagno e nella quercia, ma anche in altri alberi minori; questa sostanza, il tannino, veniva ed è adoperata tuttora, sia per scopi medici, sia nella concia delle pelli e lo stabilimento di Castel del Piano riforniva soprattutto le grandi concerie di Santa Croce sull’Arno. L’attività interesserà un po’ tutti i comuni dell’Amiata financo la maremma, rendendo più facile provvedere la fornitura di legname, in questo contesto, anche molti proprietari di bosco di castagno al momento del taglio, conferivano il legname al “Tannino”. I tronchi appena arrivati venivano pesati, sistemati in cataste all’interno dello stabilimento prima di essere avviati alla lavorazione. Si lavorava a ciclo continuo in turni di 8 ore anche in giornate di pioggia e di freddo; il lavoro diventava anche duro, difficile e faticosissimo in quei piazzali pieni di fango e di pozzanghere, ma anche e soprattutto per gli zelanti, attenti e diligenti personaggi che controllavano gli stessi operai. Nel 1965, nonostante un forte interessamento da parte dei sindacati, l’industria cesserà l’attività e lo stabilimento verrà chiuso, con un gravissimo danno economico di tutta la zona a cominciare da tutte la attività che lavoravano nell’indotto, autotrasportatori e tagliatori in primis.
Il piano strutturale vigente inserisce l’area tra quelle da riqualificare indicando nel dettaglio quanto segue: “L’intervento di recupero e riqualificazione dell’area dell’ex Tannino, stante l’importanza strategica della collocazione urbana della fabbrica (adiacenza allo sviluppo urbanistico dei Viali e al parco urbano di Campogrande, dovrà avvenire nel rispetto dei seguenti criteri: l’area dovrà diventare uno spazio di raccordo fra le zone dei Viali e del Parco. L’articolazione e l’arredo degli spazi pubblici dovranno sottolineare il passaggio dalla città costruita al parco”. In un’ampia area sorgerà il nuovo punto vendita della Coop Amiatina e nell’area saranno previsti ampi parcheggi e zone verdi. Rimarrà in piedi solo la vecchia e grigia ciminiera, triste, solitario ed ultimo testimone che potrà ricordare e raccontare ai giovani di oggi quanto accaduto durante un viaggio durato quasi un secolo, descrivendo e narrando la storia dell’attività dell’ ex “ Tannino”, tanto importante quanto strategica, per Castel del Piano, l’Amiata e non solo. ” Il nostro paese si riapproprierà di un’area centrale che tornerà ad essere vivibile e qualificante per la nostra comunità”, spiega il Sindaco Michele Bartalini. Insomma pare proprio che la strada imboccata sia quella giusta perché quest’area possa diventare un fiore all’occhiello ed un punto di riferimento strategico, non solo dal punto di vista commerciale, ma anche da quello occupazionale, soprattutto per la comunità di Castel del Piano che aspettava da troppo tempo questa riqualificazione e rigenerazione urbana.
Renzo Bonelli