La Lupinella cresce spontanea su tutto il territorio italiano e in questo periodo dell’anno è facile incontrarla ai margini dei campi coltivati o delle strade asfaltate. Il suo nome scientifico è Onobrychis viaciaefolia e già Dioscoride venti secoli fa ne definiva il genere di appartenenza (onobrychis) che deriva probabilmente dal greco e pare significhi “gradita agli asini”: Certamente lo è dato che questa pianta ha da sempre la fama di essere una apprezzata pianta foraggera e con questo scopo viene ancora oggi coltivata.
La lupinella si presenta con fusti eretti coperti di brevi peli, le foglie sono disposte a coppia fino a quattordici paia. La particolare disposizione del fiore ne permette il riconoscimento infatti l’Onobrychis si presenta con densi racemi in cui sono raccolti fiori con venatura purpurea lunghi fino a dodici millimetri. La pianta che può raggiungere un’altezza di 80 centimetri, appartiene alla famiglia delle leguminose (o papilionacee).
La cultura popolare riconosceva a questa pianta la capacità di aumentare la portata del latte sia nella specie umana che nei bovini ma in passato veniva usata anche per combattere dolori di pancia oppure di stomaco. Molto apprezzato è il miele di lupinella che si presenta di colore giallo chiaro, quasi bianco, e che ha una consistenza solida e compatta. Ritenuto disintossicante del fegato, secondo alcuni, il suo consumo nel periodo primaverile stimolerebbe l’attività fisica.