Sia per il laico che per il monaco praticare non vuol dire solo recitare i mantra e seguire i culti, ma riuscire a portare nella vita pratica di tutti i giorni una costante presenza meditativa, astenendosi dal giudizio.
Dopo l’ampia partecipazione e l’ottimo riscontro di pubblico delle conferenze di maggio, Fabian Sanders – professore di lingua e letteratura tibetana all’università Ca’ Foscari di Venezia, autore di vari articoli e di un volume sulla lingua tibetana classica – il 3 Giugno torna ad Arcidosso, presso la sala conferenze del Castello Aldobrandesco, per illustrare alcuni dei tratti salienti del mondo buddhista tibetano, presentando in modo sintetico le varie scuole, il mondo monastico, la tradizione laica e alcuni aspetti della ‘religione popolare’ che maggiormente lo caratterizzano.
Quando il Buddhismo si è diffuso fuori dall’India, sua terra d’origine, ha assunto connotazioni assai diverse a seconda dei luoghi dove si è insediato in Asia centrale e Orientale. La particolare forma che ha preso in Tibet è dovuta al periodo storico in cui vi si è instaurato e alla inclusione di elementi peculiari della cosmologia, della simbologia e dell’espressività diffuse nell’ampio territorio himalayano.
Oggi il buddismo è la terza religione praticata in Italia, contando più di 100 mila credenti. Tra questi sempre in crescita è la percentuale degli italiani. La globalizzazione ha contribuito ad accorciare le distanze tra oriente e occidente, ma nel caso del buddismo c’è molto di più.