Non è voluto mancare neppure un bel sole, a mitigare l’aria autunnale frizzante, ma assai festosa, che si respirava a Castell’Azzara domenica scorsa, così come non sono mancati, il popolo, le autorità locali civili e militari, il gonfalone del Comune ed i labari delle varie associazioni, espressioni del volontariato locale. La Chiesa di San Nicola di Bari era completa in tutti i posti disponibili in quest’epoca di pandemìa e diversi hanno sostato nella piazzetta antistante durante la solenne celebrazione nella quale don Tito Testi è stato immesso quale parroco nella suo paese nativo, tra la sua gente, con la lettura del Decreto di nomina e gli altri segni esteriori previsti. La gioia era palpabile ed il tutto è stato reso solenne dalla presenza del vescovo diocesano, mons. Giovanni Roncari, che ha presieduto il rito, accompagnato anche da don Giacomo Boriolo (amministratore parrocchiale durante la “vacatio” successiva al decesso di don Antonio Burattini, lo scorso 20 dicembre 2019) e don Carlo Prezzolini che, insieme a don Selio Bonotto hanno celebrato le liturgie nei mesi scorsi. Da Orbetello, insieme ad alcuni parrocchiani, sono arrivati anche don Pietro Natali e don Mulenga Bavu, ora destinati ad altri incarichi ma che insieme a don Tito hanno condiviso gli oltre dieci anni di presenza nella realtà lagunare. Il Vescovo, nell’omelia, ha tratteggiato la figura del parroco, che deve essere testimone e annunciatore del messaggio evangelico e non già un factotum alla ricerca di esecutori anziché di collaboratori. Il presule si è detto certo, tuttavia, che don Tito sarà un buon parroco per la sua gente, perché in primo luogo è felice di essere prete e di servire Dio nei fratelli e nelle sorelle a lui affidati. Al termine hanno preso la parola, per un indirizzo di saluto: il sindaco, Maurizio Coppi, che ha definito storica questa giornata per la Comunità offrendo e chiedendo al neo parroco piena disponibilità a collaborare per il bene della popolazione, un membro del consiglio parrocchiale, organismo che ha offerto un dono di benvenuto. Infine, anche un commosso don Tito ha rivolto il suo saluto, ricordando il suo ingresso in seminario, 33 anni fa, poi l’ordinazione presbiterale e le varie tappe della sua missione, fino all’oggi, “quando, come una pietra presa dal suo posto, vi viene ricollocata” e richiamando l’importanza delle radici, senza le quali la vita non può essere piena e la pianta produrre i suoi frutti. Anche la comunità di Montevitozzo avrà come parroco don Tito, che saprà sicuramente dialogare con tutti e mettere in campo iniziative suggerite dalla sua esperienza e dalla sua verve creativa. Ad maiora, dunque.