Indagine InVetta: noti i primi risultati

Ieri pomeriggio, durante l’incontro al Teatro degli Unanimi di Arcidosso, Fabio Voller, il responsabile dell’Indagine di biomonitoraggio e Valutazioni Epidemiologiche a Tutela della salute nei Territori dell’Amiata e la dottoressa Maria Cristina Aprea hanno presentato i dati del primo gruppo di 737 persone, acquisiti fino al 31 dicembre 2017.
Un’interessante e dettagliata presentazione ha chiarito la metodologia utilizzata nel progetto e il focus dell’indagine, spiegando inoltre ai non addetti ai lavori, in che modo poter leggere i risultati delle analisi. L’indagine verrà supportata da un campione di circa 2000 persone, di età 18-70 anni, residenti nei comuni dell’Amiata maggiormente interessati dalle emissioni degli impianti geotermici, in particolare: Abbadia San salvatore 300, Arcidosso 270, Castel del piano 250, Piancastagnaio 550, Santa fiora 250, Castell’Azzara 130, totale 1750.
È essenziale analizzare la quantità di alcuni metalli presenti nell’organismo, i metalli in studio sono: l’arsenico, il mercurio (sangue e urine), l’antimonio, il cadmio, il cobalto, il cromo, il manganese, il nichel, il tallio e il vanadio. Attualmente sono state coinvolte 1065 persone, 992 (93,1%) hanno completato tutte le analisi. 629 (59%) di dono candidati volontariamente. La fascia d’età più rappresentata è quella degli over 55 (38,4%), mentre quella meno rappresentata è degli under 40 (26%). Partecipanti al 23/04/2018:  Abbadia San Salvatore 299, Arcidosso 176, Castell’Azzara 103, Castel del Piano 109, Piancastagnaio 236, Santa Fiora 142, totale 1065.

I metalli più comunemente dosati nei liquidi biologici sono: l’antimonio, l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel, il cobalto, il tallio, il platino, il manganese, il piombo. I metalli sono ubiquitari nell’ambiente a causa di fonti naturale del loro uso industriale. L’essere umano assorbe i metalli prevalentemente per via inalatoria e digestiva, non può essere esclusa l’esposizione per contatto.
I fumatori sono soggetti a un maggior esposizione per quanto riguarda il cadmio, l’arsenico, l’antimonio, il cromo e il nichel. Aumenta l’esposizione anche la presenza nell’ambiente di emissioni di impianti di termodistruzione dei rifiuti e delle emissioni d impianti di fusione, come anche il consumo di cibi e acqua ricchi di metalli.

Molti metalli sono essenziali per il funzionamento dell’organismo umano ma diventano tossici in quantità eccessive ma, come riportato nel Rapporti ISTISAN sul Biomonitoraggio della popolazione italiana per l’esposizione ai metalli “L’insufficienza di chiare informazioni sulla entità dell’esposizione e l’effettiva difficoltà di estrapolare all’uomo i dati di contaminazione ambientale/alimentare rendono meno rigorosa la caratterizzazione del rischio tossicologico e poco incisive le azioni normative di prevenzione.”

Secondo i dati riportati, le analisi, in questa prima fase dell’indagine, ha evidenziato un superamento rispetto ai valori di riferimento di due metalli in particolare, il mercurio rilevato nel sangue (che rappresenta un’esposizione recente) e il tallio rilevato nell’urina.
Come è possibile vedere dalla tabella anche gli altri valori sono leggermente superiori a quelli riportati tra i valori di riferimento, ad esclusione del mercurio urina e del vanadio urina.
Voller e Aprea hanno ribadito ad oggi l’impossibilità di valutazione dell’indagine poiché essa è ancora in corso, sarà dunque necessario arrivare alla conclusione dell’indagine per poter designare un quadro generale più completo.
tabella in vetta primi risultati

 

 

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