“Venendo da Santa Fiora, oltrepassati Marroneto e Bagnolo, c’è una strada che porta proprio in cima al monte Amiata ed è così piena di suggestioni che, una volta che la conosci, ci torni per farla ancora, anche se non devi salire alla Vetta. A un tratto la strada solca una grande e morbida collina vestita di abeti. Sono alti, diritti, allineati a distanze regolari. È improbabile trovarne due vicini tra loro molto più di quanto lo siano gli altri, o un tratto dove non ne siano infissi la quantità prescritta.”
Questo stralcio tratto da Lo zufolo di canna di Franco Lazzarini (edizioni Cassero del Sale, Grosseto 1993) può servire meravigliosamente per introdurci nell’atmosfera che ha fatto da cornice a un evento culturale dal sapore allo stesso tempo autoctono e universale, la “Festa della Poesia in Terra d’Amiata, Incontri d’Autore”: si capisce subito che i due protagonisti della manifestazione sono stati il monte Amiata, e naturalmente la poesia. A ospitare la manifestazione è stato il comune di Abbadia San Salvatore, paese come sappiamo ricco di storia sin dall’epoca in cui era attivo il suo fiorente monastero, situato in un luogo che a causa della propria potenza di controllo sui versanti amiatini orientale e occidentale si ritrovò coinvolto in epoca feudale in scontri e scaramucce con l’influente casata degli Aldobrandeschi di Santa Fiora… Ma torniamo al presente, e a un clima di scambio più che di lotta per la supremazia: sì, perché la Festa della Poesia Incontri d’Autore, che si è svolta nella sua dodicesima edizione nei giorni di sabato 11 e domenica 12 giugno, è stata anche questa volta un esempio di comunicazione e condivisione, di idee, pensieri, modi di vedere, di interpretare, di filtrare la realtà, ponendosi come “evento aperto a tutti i poeti e gli appassionati di tutte le parti d’Italia”, con un programma che si è arricchito, per la giornata di domenica, con l’esplorazione delle località storiche della zona, un pranzo conviviale in un tipico ristorante toscano, e un innovativo itinerario dal titolo “La Montagna Vive…”, volto a illustrare la bellezza dei luoghi visitati e a conoscere alcune delle leggende cui essi sono legati.
«Il tema principale di questi incontri è “il dialogo”, – afferma Tiziana Curti, del comitato esecutivo dell’Accademia Alfieri di Firenze – questa la motivazione principale. Sono convinta che l’incontro tra persone provenienti da realtà diverse sia la spinta per ampliare e modulare questa dimensione: penso che chiamando tanti autori a condividere la loro produzione letteraria ogni singolo elemento si arricchisca di valori».
Non possiamo che sottoscrivere il messaggio inclusivo e di forte impulso comunicativo di Tiziana Curti, autrice di numerose raccolte poetiche oltre che attiva nella promozione culturale di eventi letterari e d’informazione: l’Accademia Vittorio Alfieri, di cui è membro, conferma infatti questa vocazione, identificandosi come ente promotore dell’evento assieme all’Assessorato alla Cultura di Abbadia San Salvatore e alla Pro Loco. In realtà «organizzatore e ideatore di questi incontri è Massimo Pinzuti, badengo doc, che conosciamo ed apprezziamo tutti, – ci ricorda ancora Tiziana – il primo seme di questa lunga amicizia poetica è stato suo, ed è lui, musicista oltre che poeta, che ha desiderato fortemente costruire quest’occasione di scambio culturale».
La manifestazione ha rappresentato un bel momento di confronto per tutti gli aspiranti poeti di Abbadia e dintorni, per gli appassionati e per gli amici della poesia, con la possibilità per ogni partecipante di mettere in esposizione le proprie opere (libri, dipinti, ecc.) e leggere al cospetto del pubblico una propria poesia. Smettendo per un attimo di seguire le rotte usuali e i percorsi “obbligati” che oggigiorno molti turisti e visitatori tendono a seguire per mancanza di spirito di iniziativa o di tempo, scopriremmo che ogni paese, ogni cittadina, ogni comune d’Amiata coltiva e propone iniziative a più livelli di fruizione, dalla cultura, all’arte, alla storia, all’esplorazione paesaggistica a contatto con la natura. Basta solo mantenere intatta la capacità di guardarsi attorno senza lasciarsi assuefare dal fatto di vivere da sempre sull’Amiata, perché, sempre prendendo a prestito le parole di Franco Lazzarini, “È a guardarla con questi occhi che ci si innamora della mia montagna e anche qui, come per il turgore dei suoi orti, mi faccio scrupolo a scommettere che sia la più bella solo per non sembrare un provinciale campanilista”.