Le recenti uscite del gruppo di maggioranza di Santa Fiora impongono una seria presa di posizione su quello che sta avvenendo in seno alla complessa fase politica istituzionale che sta vivendo l’Amiata grossetana. È bene ricordare che la normativa – nazionale e regionale – impone le aggregazioni per tutti quei comuni che hanno meno di tremila abitanti. Nell’Amiata grossetana i soli comuni esclusi da quest’obbligo sono Arcidosso e Castel del Piano. Ma è veramente un obbligo normativo questo o forse non sarebbe meglio coglierlo come un’occasione per questo comprensorio, che ha la possibilità di mettere compiutamente a sistema le tante vocazioni che possiede – da quella artigianale manifatturiera a quella agricola, da quella dei servizi socio sanitari a quelli scolastici, da quella naturalistica e turistica a quella geotermica – e in questo modo cercare di fronteggiare la ormai lunga crisi che sta vivendo la nostra provincia al pari di tante altre realtà italiane? È possibile delineare insieme una nuova strategia di sviluppo di un ampio territorio omogeneo che può rappresentare il giusto ambito per sviluppare un’attività amministrativa forte ed efficace. Cosa più che mai auspicabile anche alla luce delle incertezze che presenta l’attuale sistema istituzionale, in particolare con la fine delle province.
È giunto il momento delle scelte chiare e responsabili e non sono più accettabili ricatti e ambiguità. Crediamo o non crediamo in questo comprensorio sempre e comunque e non solo quando ci conviene? Cinigiano ora vuole uscire e spesso attribuisce la causa di questa scelta all’inefficienza dell’Unione, ma guarda caso il salto di qualità economico e sociale lo ha fatto quando negli anni novanta decise di rientrare nell’allora Comunità Montana cogliendo quelle possibilità di sviluppo che la ruralità era in grado di offrirgli all’interno delle politiche della montagna. E il polo tecnologico di Santa Rita non è stato creato in virtù di una scelta di comprensorio che ha riguardato tutta l’Amiata Grossetana? Scelta di comprensorio che fu fatta anche quando nel 2007 fu siglato l’accordo sulla geotermia che ha rappresentato uno spartiacque sia in termini di tutela ambientale sia in termini di ricadute economiche. Passaggio fondamentale che fu possibile solo grazie a scelte coraggiose e non scontate di alcuni sindaci che riuscirono a trovare anche allora il giusto punto di equilibrio. Il gruppo di maggioranza di Santa Fiora è critico nei confronti del funzionamento politico amministrativo dell’Unione che non sarebbe stata in grado, a loro avviso, di produrre un sistema di servizi innovativo ed efficiente per fronteggiare la crisi: pensano che il modo per rilanciarlo sia quello di rivendicare una presidenza scolastica? Credo che invece sarebbe più utile mettere a disposizione di questa nuovissima esperienza istituzionale – che tra l’altro molti ci invidiano in Toscana! – personale e strutture, con convinzione ed energia. E questo lo devono fare tutti comuni ma a maggior ragione, lasciatemelo dire, chi dalla legge è obbligato. Non è vero che l’Unione non funziona, ci sono dei settori più collaudati come il SUAP, quello dei Tributi, quelli scolastico e sociale che stanno offrendo ai cittadini servizi importanti. E anche le strutture tecniche di recente costituzione hanno ingranato con buoni risultati. Infine non mi sembra che Santa Fiora sia sottorappresentata: recentemente ha ottenuto la sede dell’Osservatorio sanitario ed è il principale candidato per ospitare la sede amiatina del Cosvig, questo nel pieno riconoscimento della sua specifica vocazione geotermica.
Se poi si decide di prendere altre strade basta essere chiari e avere il coraggio delle proprie scelte come ha fatto – gliene devo dare atto pur non condividendone il merito politico strategico – Romina Sani. L’Amiata in passato ha sempre avuto un peso e ha potuto esprimere classe dirigente ai massimi livelli in virtù della sua grande capacità unitaria. Questa è la lezione che ci hanno consegnato, a noi il compito di farne tesoro.