Ormai è primavera. Il freddo dell’inverno è alle spalle. Lo dice il calendario e lo confermano le coccinelle di Monte Labro che una dopo l’altra stanno uscendo allo scoperto fuori dalle fessure dove si sono riparate durante la stagione dell’inverno.
Le belle addormentate si stanno svegliando. Un pulviscolo rosso colora le pietre grigie del Monte caro a David Lazzaretti dove, anche quest’anno, si rinnova il cerimoniale delle coccinelle che si destano dal letargo e cominciano ad accoppiarsi.
Poi sciameranno lontano fino all’autunno, quando, di nuovo, cercheranno fessure tiepide dove dormire un’intera stagione. Sono sicuramente milioni i piccoli insetti portafortuna che è possibile vedere lassù, sulla cima del monte del profeta dell’Amiata, perché, fra le pietre murate a secco o semplicemente accostate le une alle altre, hanno trovato riparo a sciami interi. Ancora qualche giorno, però, e poi appena risvegliate tutte se ne voleranno lontano per tornare dopo qualche mese. «Domani tornerò anche io sul monte», dice Giorgio Bonelli, presidente dell’associazione micologica del Monte Amiata che per primo scoprì, una decina di anni or sono, che Monte Labro era la culla delle coccinelle. Bonelli, con gli amici Gianfranco Nanni e Augusto De Bellis, è un grande esperto di specie selvatiche vegetali e animali e conosce Monte Labro come le sue tasche, visto che è sempre a caccia di erbe e fiori, funghi e piante autoctone.E la scoperta dell’abitudine delle coccinelle di andare in letargo negli anfratti del monte di David fu «un’emozione straordinaria. La prima volta che scoprii le coccinelle – racconta – era il febbraio del 2010. Ero andato sul Monte, proprio alla torre, in gita con la famiglia, e mi accorsi che tutta la cima, dove svetta il monumento costruito dal profeta, rosseggiava.
Lunghe striature rosse si vedevano benissimo, anche da lontano, spiccare sul grigio della pietra. Centinaia e centinaia di striature: righe rosse sul sasso lunare del monte che rigavano la pietra chiara di Monte Labro. Lì in mezzo, nelle lamine fra una pietra e l’altra, coccinelle che dormivano, strette le une alle altre. E un paio di anni fa – continua – ad aprile, tornai sul monte e ne vidi grappoli interi nelle piante di sedum, un vegetale raro, tipico di Monte Labro, a bacche rosseggianti e della stessa dimensione delle coccinelle. Lì si mimetizzano. Adesso voglio andare ad assistere al loro completo risveglio. Basterà arrampicarsi sulla Torre del santo David, perché ogni fessura ne è piena. Saranno milioni e milioni».