La notizia è di dominio pubblico ormai da qualche tempo, ed è assurta anche agli onori delle cronache nazionali: con la fine del mese di Novembre 2015 i Canonici Regolari Premonstratensi, detti anche “Canonici bianchi” (dal colore della loro veste) o “Norbertini” (dal loro fondatore, San Norberto, che si insediò con a Premontrè, in Francia, il 25 Dicembre 1121), lasceranno l’Abbazia di Sant’Antimo con destinazione all’Abbazia di Frigolet, in terra d’Oltralpe, nei pressi di Avignone (www.frigolet.com).
La notizia in se potrebbe sembrare a prima vista poco attinente alle terre amiatine ma, in realtà, e lo diciamo subito, la presenza quasi quarantennale e le iniziative intraprese e sostenute dai Canonici hanno interessato un vasto territorio all’intorno, raccogliendo poi adesioni e presenze da tutta l’Italia ed oltre. In questo senso ne vogliamo parlare, perché Sant’Antimo è (anche) “patrimonio” di tutte le terre d’Amiata e d’Orcia; anzi, almeno in senso fisico, è di loro appartenenza. Come detto, i Norbertini arrivarono circa 40 anni fa, chiamati dall’allora arcivescovo senese Mario Jsmaele Castellano, con l’intento proprio di ridare nuova vita spirituale e culturale al luogo. I primi a giungere, furono padre Andrea Forest (anche primo priore), padre Giancarlo Leroy (che gli è poi succeduto) e padre Oliviero. Per diversi anni, pur officiando da subito l’Abbazia, i Canonici dovettero alloggiare in località diverse (Vignoni Alto, il Convento dell’Osservanza a Montalcino, la casa parrocchiale di Castelnuovo dell’Abate, poi Foresteria), in attesa che si risolvesse la controversia con chi occupava la casa adiacente all’edificio sacro, costruita sui resti dell’antico monastero, del quale tuttora è visibile il reticolo del chiostro e sussistono alcune parti edificate rimaneggiate nel corso dei secoli. Col passare del tempo le attività intraprese sono state molteplici: oltre alla Liturgia delle Ore e la Messa quotidiane, in canto gregoriano nei giorni domenicali e festivi, sono stati proposti corsi in preparazione al matrimonio, fine settimana dedicati all’apprendimento del canto gregoriano aperti a tutti; l’accoglienza è stata sempre particolarmente calorosa verso i giovani ed in particolare gli Scouts (dei quali alcuni monaci hanno fatto parte in gioventù); memorabili, non solo per i grandi numeri, i raduni nella notte della grande Veglia Pasquale quando, dopo giornate di cammino toccando i paesi d’intorno, gli Scouts si radunavano per vivere il momento centrale dell’Anno Liturgico. “L’Arca di Sant’Antimo” ha curato diverse pubblicazioni, relative alla storia e all’arte di Sant’Antimo, ma anche ad esperienze di vita personale, sacerdotale e pastorale; sono stati incisi diversi cd in canto gregoriano, perché chi lo desiderava potesse in qualche modo continuare a pregare anche nella propria casa. Nello spirito che li distingue, i Premonstratensi hanno unito alla vita contemplativa e di preghiera, le attività manuali (agricole, come la raccolta delle olive oppure, di recente, contribuendo alla creazione di una…birra) e la collaborazione loro richiesta dal Vescovo diocesano nella conduzione di parrocchie sul territorio: da Vivo d’Orcia a Sant’Angelo in Colle e Scalo, da Castelnuovo dell’Abate a Montalcino.
Questo breve excursus non può raccontare in modo esauriente quasi otto lustri di presenza, fatti di tanto “quotidiano” : preghiera, incontro con singole persone e gruppi, Sacramento della Riconciliazione o guida spirituale loro richiesta, ospitalità offerta nella foresteria o nel Centro Tabor, mimetizzato sul crinale della collina di lato all’Abbazia. La loro partenza, anche se due di loro resteranno almeno fino ad insediamento completato (a quanto si dice) da parte di alcuni monaci provenienti dall’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, lascia sicuramente un vuoto. Aldilà ed oltre le ragioni formali (nell’Abbazia di Frigolet erano rimasti solo due anziani Canonici) e delle polemiche con gli uffici statali che si occupano della conservazione dei monumenti (che, per quanto dichiarato dai monaci stessi, non avrebbero mai acconsentito alla ri-costruzione o al riuso di spazi per favorire un eventuale ampliamento nei numeri della Comunità), molti sono rimasti sorpresi e rammaricati da questa scelta, forse inevitabile per dovere d’ubbidienza ai superiori ma che lascia l’amaro in bocca ai tanti, credenti e non, estimatori dei Canonici bianchi e dell’Abbazia.