Ero un ragazzo di belle speranze spinto dalle motivazioni del Progetto Amiata di Garavini e dell’albore cooperativo. Avevo da poco realizzato una avveniristica carta turistica del Comune di Castell’Azzara che lui aveva visto e da assessore voleva per la sua Santa Fiora.
Su quel progetto cadde la scure di una frode dell’esattoria. Col tempo scoprii i suoi interessi, prossimi ai miei, per la cultura locale e per le tradizioni popolari… aveva contribuito a creare il Circolo della Melangula promotore della rinascita de La Fiaccolata del 30 dicembre, una delle feste più belle della montagna. La sua voce ha accompagnato per tanti anni l’accensione delle fiaccole, la processione per le vie del paese, il fuoco delle cataste, il vino e il mangiare tra canti e fole nell’inverarsi di un rito millenario.
Ennio è stato tra i fondatori di Amiata Storia e Territorio, instancabile testimone della sapienza popolare, ha dato voce a mitici informatori come il Meino della tesi originaria di Roberto Ferretti, suo fraterno amico appassionato come lui alle radici demo etno antropologiche.
Mi ha seguito nel percorso della mia tesi di laurea sulle leggende dove compare il drago, come ha seguito i suoi cari fino alla fine, con amore. Ha partecipato a tutte le attività culturali del territorio. La banda di Santa Fiora ha ritenuto opportuno di restare muta durante queste feste nel rispetto del suo impegno. Lo ricordiamo protagonista del Coro dei minatori spinto da Simone Cristicchi e chissà quante cose ancora, sempre per la valorizzazione delle tradizioni santafioresi e amiatine.
Mia figlia, come centinaia di ragazzini di qui, l’ha avuto insegnante di Lettere alle scuole medie, sempre attento a mettere in primo piano la storia locale e a promuovere le personalità in boccio. Moltissimi lo ricordano con affetto, ai quali mi associo, per un continuo dialogo civile in punta di piedi… con la stessa discrezione ci ha lasciato, ma con un’insostituibile lezione di modestia e intelligenza… quella che metteva in campo anche da possente difensore centrale dell’amatissima compagine dilettante. Gigante buono ed elegante, tosto, mai cattivo.
Un ricordo che non avrei mai voluto scrivere e che lascia il segno del suo esserci e il vuoto incolmabile della sua assenza.
Per Niccolò che ha avuto la fortuna di un babbo così e la sorte di perderlo troppo presto.
Che la terra ti sia lieve Ennio, per quanto ci hai lasciato, per la lezione ultima…