Quest’anno ricorre l’anniversario della morte di Dante Alighieri, avvenuta in Ravenna il 14 settembre 1321, e in tutta Italia si sono organizzati eventi per rendere omaggio al padre della nostra lingua. Noi Orsi, da sempre, sentiamo di avere un legame profondo con il sommo poeta, e crediamo che i famosi versi con cui inizia il VI canto del Purgatorio, “Quando si parte il gioco de la zara” siano stati ispirati proprio dalla storia/leggenda della nascita del nostro castello. La lapide con i noti versi, posta sulla facciata della vecchia sede comunale, rappresenta solo uno dei tanti legami danteschi: la nostra montagna, lo vedremo in uno dei prossimi numeri, era detta la Montagna di Dante e molte terzine della Commedia erano patrimonio popolare, essendo conosciute praticamente da tutti, ma c’era anche chi, è il caso di un componente della famiglia Petroni detto Pino, aveva mandato a memoria interi canti. Ricordo, a proposito, che il maestro Nino (Angelo Lazzeri) lo invitava a scuola per far ascoltare a noi alunni le sue appassionate declamazioni. Alcune terzine dantesche, è il caso, ad esempio della Pia (Siena mi fe’, disfecemi Maremma) nel 1800, dettero vita a componimenti che, portati di paese in paese dai cantastorie furono memorizzati e venivano recitati durante le lunghe veglie invernali o all’osteria. Alcuni dei famosi versi della storia della Pia e Nello ancora oggi sono ricordati da molti compaesani. La voglia di emulare poeti come il Niccheri, autore appunto della celeberrima Pia, forse spinsero anche Attilio Papalini, attorno al 1920, a concepire a memoria (era analfabeta) la Fra’ Gunnella, viaggio nell’oltretomba componimento che si chiude con i versi: “L’inferno è di chi non ha pace né quattrini / il paradiso è di chi mangia e beve / di chi ha la moglie bella e si diverte / il purgatorio appieno lo conosco / è di chi ha fumo in casa e fame in corpo”.
Anche in tempi recenti questa affinità dantesca è continuata.
Andando infatti indietro con la mente agli anni del mio percorso di amministratore, mi piace ricordare la mostra “Ossessione Dalì” del 2011, quando ospitammo nella nostra Villa Sforzesca, una mostra di 100 xilografie del pittore spagnolo che cercammo di valorizzare ancor di più con spettacoli teatrali/musicali; nel 2015, in occasione del centenario del comune, che coincideva con l’anniversario dei 750 anni della nascita del poeta, proponemmo un annullo filatelico, la mostra curata da Lelio Fontani su “Dante, la Commedia, i Francobolli” e una serie di letture dantesche riproposte poi anche negli anni seguenti. Non voglio poi dimenticare la pregevole opera di Roberto Caporali sulle cantiche dell’Inferno e del Purgatorio ospitata alla Sforzesca fino al 2019.
Il legame tre Orsi e Dante merita quindi di non essere allentato e, nel nostro piccolo, cercheremo di farlo, ospitando in ogni numero articoli di tema “dantesco” invitando chi vuole a contribuire a mantenere “acceso il fuoco” augurandoci comunque di uscir presto “a riveder le stelle”.
Marzio Mambrini, anticipazione tratta da La Voce dell’Orso, aprile 2021