Domenica mattina 3 dicembre 2017 mi è capitato di assistere a una situazione per lo meno strana. Ero in un locale pubblico a prendere un orzo e ho visto una giovane madre che stava tranquillamente allattando il suo bambino di pochi mesi. Una maternità: una delle scene più belle a cui capita di assistere anche oggi; una maternità contemporanea, però. La stranezza è che mentre il bambino succhiava, la madre “spippolava” con il suo smart phone o meglio continuava a spippolare per tutto il tempo della poppata. Ero incuriosito e ho sorbito lentamente il mio orzo con la segreta speranza che digitato l’sms o il whatsApp in corso la cosa avesse termine. Niente. La mia deformazione professionale mi ha indotto una serie di pensieri. Quando mi stavo specializzando in neuropsichiatria infantile molti anni fa (1985) il prof. Milani Comparetti, un luminare nella materia, ci insegnava che uno dei criteri per valutare il buon sviluppo di un neonato era il suo sguardo negli occhi della madre mentre succhiava. Era un criterio precoce di buona salute mentale. Dal mio posto di osservazione un po’ in disparte (per non dare nell’occhio e per non indurre il facile sospetto che la mia osservazione fosse morbosa) non ho potuto vedere dove erano diretti gli occhi del bimbo, ma ho visto chiaramente che la madre stava con la testa girata verso lo schermo dello smart phone. Ho, poi, pensato che qualcosa non andava più e che il normale sviluppo psicologico del neonato sarebbe stato alterato dal comportamento della madre, soprattutto se quello fosse un comportamento abituale della madre. Cattivi pensieri. Che posso dire ? speriamo che a sbagliarsi fosse il mio professore ! In fondo era un vecchio nato in epoca pre-elettronica, un pezzo da museo.