Nascere, vivere e morire sono tre parole che sintetizzano il percorso dell’esistenza umana, e non solo. Ogni cultura si è posta interrogativi di fronte a quello che ancora oggi possiamo chiamare il mistero della vita e della morte, tentando di dare delle risposte. Ogni cultura, nella sua visione del senso della vita e della morte, ha sviluppato di conseguenza una sua medicina per le esigenze del corpo.
Durante le conferenze sarà illustrato il punto di vista della medicina tibetana, uno dei tre grandi sistemi medici sviluppatisi nel continente asiatico insieme a quello ayurvedico e cinese, attraverso una lettura del vivere e del morire ispirata alla filosofia Buddhista.
Punto di riferimento è un intenso e significativo libro di Choegyal Namkhai Norbu: Nascere, Vivere e Morire secondo la Medicina Tibetana.
La medicina occidentale, con i suoi inconfutabili progressi, ha sviluppato una lettura troppo ‘parcellare’ dell’essere umano e sta rischiando di perdere quella visione d’insieme dell’uomo che invece le antiche medicine asiatiche hanno conservato. Inoltre, se la conoscenza dell’aspetto fisico ha raggiunto stadi mai toccati prima, resta ancora difficile alla scienza moderna comprendere il livello energetico dell’individuo e la natura della coscienza.
Non è un caso che alcuni tra i più importanti istituti di ricerca nel campo della “scienza della coscienza” abbiano tra i loro interlocutori, oltre che neurofisiologi, psicologi, fisici quantistici e filosofi, il Dalai Lama, considerato come esponente di una dottrina che possiede una conoscenza profonda della mente umana. La Laurea Honoris Causa In Psicologia, che recentemente gli è stata conferita dall’Università di Pisa, può essere considerata un riconoscimento del Buddhismo come fondamentale scienza della mente, inseparabile comunque dall’etica. Etico, infatti, è tutto quanto opera per il benessere e la felicità dell’uomo e questo è un obiettivo che qualunque ricerca dovrebbe tenere presente.
Per ogni essere, la vita che inizia nell’atto della nascita si concluderà al momento della morte. Questa però è una verità che il mondo occidentale tenta sempre più di rimuovere: non piace prendere atto che le “magnifiche e progressive sorti” del mondo contemporaneo nulla possono contro l’inevitabile disgregazione di quello che si è aggregato e sviluppato nella forma umana nella quale ci identifichiamo.
Quasi tutte le religioni prevedono una forma di continuità della coscienza, anche quando essa si è separata dal corpo che la conteneva. Comparando la visione della filosofia Buddhista con quella delle altre religioni, si potrebbe affermare che essa sia portatrice di una tra le conoscenze più profonde del processo della morte e descriva in modo coinvolgente il percorso che la coscienza attraversa fino a una nuova rinascita, seguendo un ciclo evolutivo condizionato dal karma, l’effetto delle azioni compiute.
Nel primo dei due seminari si cercherà di esplorare la visione del mondo e dell’uomo secondo la medicina tibetana, attraverso i mezzi che ci propone per vivere una vita più sana e serena.
Nel secondo si guarderà alla morte non come un evento da subire passivamente, ma come momento di passaggio tra varie dimensioni di esistenza che possiamo imparare a guidare consapevolmente.
Luigi Vitiello
Nota Biografica
Luigi Vitiello è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli, dove si è poi specializzato in Medicina Preventiva dei Lavoratori e Psicotecnica. Ha seguito corsi di formazione in Omeopatia e Mesoterapia. Si è formato come psicoterapeuta presso la Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale e in Terapia Gestaltica. E’ iscritto all’Albo degli Psicoterapeuti dell’Ordine dei Medici di Napoli. Ha studiato Shiatsu con il maestro Yuji Yahiro e ha tenuto corsi su questa disciplina a Bari e Napoli.
Ha studiato Medicina Tibetana con il prof. Namkhai Norbu, con il dott. Pasang Yonten e il prof. Tubten Phuntsog. E’ un allievo di Chogyal Namkhai Norbu dal 1977 e si è formato come insegnante di Yantra Yoga e di meditazione.
E’ stato direttore dell’Istituto Internazionale di Studi Tibetani Shang-Shung, di cui è socio fondatore, dove aveva già ricoperto la carica di responsabile della sez. di Medicina Tibetana. E’ referente in Campania per la Floriterapia di Bach nel “Centralino della Salute” Guna.
Vive e lavora a Napoli e Arcidosso (GR) come medico e psicoterapeuta.
Ingresso libero sino ad esaurimento posti