Con la passione, la creatività e la forza della giovinezza a inseguire la “particella di Dio”, il famoso bosone di Higgs, trovata grazie al lavoro effettuato al CERN di Ginevra, con l’esperimento CMS dell’acceleratore Large Hadron Collider (LHC). Al grande progetto stanno lavorano migliaia di giovani di tutto il mondo, compresi gli italiani la cui preparazione è intercettata sovente da università non italiane: americane, tedesche, cinesi. È il caso di Francesco Fiori, un giovane astrofisico di Castel del Piano che da tempo è “emigrato” in Svizzera, come accade, ormai, per il fior fiore dei cervelloni italiani e che è stato premiato dal Cern di Ginevra.
Il premio è di quelli prestigiosi: è un “Achievement Award”, cioè un premio legato a “un ottimo risultato di un duro lavoro”, che viene conferito annualmente se gli esperimenti di quel dato staff, hanno avuto esito lusinghiero. La motivazione ufficiale del premio recita: “per aver coordinato il gruppo responsabile del controllo della qualità dei dati del tracciatore, nei primi due anni della seconda fase di presa dati di LHC (Run 2) e per aver creato un’ efficace squadra di controllo dei dati in tempo reale”. Linguaggio per iniziati, ma vediamo di cosa si tratta.
Francesco Fiori, ex liceale del “Fermi” di Castel del Piano, poi studente dell’università di Pisa è entrato a far parte dello staff del Cern giovanissimo: oggi ha 39 anni, casteldelpianese doc, laureato in astrofisica, dopo aver acquisito il dottorato di ricerca in fisica con una tesi col professor Emilio Tonelli, ha vinto un concorso per titoli proprio al Cern. Un ambiente a lui ben noto, perché la sua tesi di dottorato verteva proprio sul bosone di Higgs, la particella Z (Zeta prime), la cosiddetta “particella di Dio” riguardante l’ormai famoso esperimento al Large Hadron Collider (Lhc, acceleratore di particelle).
“ Ho iniziato a lavorare per l’esperimento CMS (Compact Muon Solenoid, un grande rivelatore di particelle di LHC), all’inizio del dottorato, nel 2005 – spiega il fisico- e in particolare mi sono sempre occupato del Tracciatore, che è più vicino al punto dove avvengono le collisioni e permette di ricostruire le traiettorie delle particelle cariche, che si originano dagli scontri. In seguito ho avuto due assegni di ricerca, con l’Università di Pisa e con la Scuola Normale Superiore, terminati nel 2014. Durante il 2014 ho fatto una “pausa”, prendendo l’abilitazione all’insegnamento e il titolo di esperto qualificato in radioprotezione. Nel 2015 ho avuto un contratto dalla National Taiwan University (NTU) di Taipei, che mi ha permesso di lavorare al CERN di nuovo. Negli ultimi due anni sono stato impegnato nella realizzazione di un nuovo rivelatore di vertice per CMS e a settembre sono stato nominato coordinatore di una squadra con la responsabilità di monitorare le prestazioni del tracciatore e garantirne la qualità. Sono il responsabile di due principali fasi: lo sviluppo degli strumenti software necessari per stabilire la qualità dei dati in tempo reale e l’organizzazione di un gruppo di “turnisti” con il compito di vegliare sulla presa dati 24 ore su 24. Il premio che mi hanno conferito riguarda, appunto, quest’ultima parte. I premiati sono stati 24 in totale, su una collaborazione di più di 3000 persone. Io sono stato premiato per il mio lavoro sul Tracciatore, gli altri premiati lavoravano su altri ambiti”. Un bel successo, insomma, sebbene anche in questo lavoro, fra i più prestigiosi al mondo, si vada avanti per progetti a tempo determinato. “Una buona soddisfazione- chiosa Fiori- ma ancora non so che voglio e posso fare del mio futuro”.