“Anno bisesto anno funesto”. Così un vecchio proverbio che comunque, per questo 2016, sembra si adatti benissimo alla situazione dei castagneti amiatini, il patrimonio più prestigioso di una montagna che si caratterizza, appunto, per avere secolari castagneti che la cingono, fra i 500 e i 1000 metri come una corona. Le castagne, infatti, dopo la pessima annata 2015, sono quasi zero sul monte Amiata : “Un fatto che a nostra memoria-spiega Lorenzo Fazzi presidente dell’associazione della castagna-mai si era verificato di tale portata. I castanicolti sono parechcio preoccupati”. Ma di chi o di cosa la colpa? Il cinipide? La situazione climatica? Le malattie? “Il cinipide-dice Fazzi-è praticamente debellato in molte zone. Il lancio dell’antagonista e la resistenza delle piante ha funzionato. La responsabilità della mancanza pressochè totale di produzione è del fatto che a giugno è piovuto tanto, c’è stato vento forte e grandinate. I castagni non hanno portato a termine la loro trama. Se si pensa addirittura che nemmeno le api hanno volato e praticamente non c’è miele, si capisce la situazione. Però-continua-il consorzio che si è costituito da poco-cercherà a tutti i costi di fronteggiare la richiesta del mercato”. Anche le voci che arrivano dai castanicoltori parlano all’unisono: “I castagni, per lo meno la maggior parte, sono a vista molto belli e forti e questo dimostra che il Torimus ha fatto effetto ed ha vinto il cinipide che resta solo in poche zone-dicono Stefania Falini e Emilia Santella castanicoltrici storiche dell’Amiata-. Questo è il dato positivo, che i castagni abbiano retto e resistito. Poi-aggiungono-è vero che le castagne non ci sono. Non si vede un riccio né di bastarde rosse né di marroni. L’unica specie che ci dà qualche sicurezza è il cecio, che nelle zone più alte pare esserci. Non in grande quantità, ma c’è. Per il resto è un vero disastro, perché quest’anno di raccolta di castagne non si parla”. Ma allora se il cinipide è debellato o quasi, a cosa sono dovuti i vari castagni secchi, le foglie accartocciate di altri, la mancanza assoluta di frutto?: “Del cinipide-spiega Stefania Falini-in certe zone che erano state infestate non c’è traccia. Nemmeno le galle ci sono. Invece ci sono zone in cui i castagneti sono stati meno curati, che mostrano ancora qualche segno di cinipide. Ma vi sono anche altre malattie che possono aver fatto seccare i castagni, come quella dell’inchiostro, c’è la manna e altre ancora. Ma bisogna resistere alla tentazione di non pulirli, di abbandonarli, perché in questo modo le piante si indeboliscono sempre di più e allora sì che non si recupereranno mai. Il dato significativo secondo me-dice Falini- è che nella maggioranza dei casi i castagneti hanno ripreso vigore. Questo è molto molto positivo. E è certo che il prodotto che non c’è sia dovuto solo a situazioni climatiche avverse e non al cinipide. Vuol dire che occorrerà aspettare il prossimo anno e vedere come si evolve la situazione”.