Don Franco non era solo un parroco, era una persona prima di tutto disponibile e gioiosa, con il sorriso sempre sulle labbra e una battuta scherzosa per tutti. Ma quello che rimaneva dentro ognuno di noi che lo ascoltavamo era la profondità con la quale affrontava gli argomenti più disparati, da quelli squisitamente religiosi in relazione alle altre confessioni, ad argomenti di storia, di letteratura di indagine sociale sui bisogni e le inquietudini della Comunità che amministrava come parroco. Era indubbiamente un uomo di cultura. Una delle doti che aveva era senza dubbio la modestia. La sua nomina a Monsignore la fece passare in sordina e io mi ricordo che volle “festeggiarla” con me una sera di ritorno dalle consuete riunioni della Forania a Sant’Antimo. Si parlò molto, davanti a una bella pizza e un bicchiere di birra, e la sua gioia era tanta, ma discreta e in mente aveva tanti progetti, sui giovani, che si rammaricava che “non danno retta”, sulla sistemazione degli edifici religiosi, le Chiese in primis, e i restauri delle opere d’arte in esse contenute. Spendeva di tasca propria discrete somme per rifare tetti e bonificare interni, anche se talvolta, era costretto a chiedere sostegno anche ai fedeli: “Siate generosi, perché quello che facciamo lo facciamo per noi, per stare meglio anche in Chiesa che è di tutti”, amava ripetere. E così è andata per tanti anni finché la malattia non se l’è portato via mercoledì 15 giugno all’Ospedale di Siena. E tutta una Comunità ha accompagnato venerdì 17 giugno per l’ultimo viaggio monsignor Franco Serri. Classe 1940, amiatino sino in fondo: la madre era di Montelaterone (Arcidosso), il padre sardo e lui, Franco, entrò nel seminario minorile all’età di 11 anni e da allora ha iniziato il suo splendido percorso di vita spendendosi per gli altri e con gli altri trascorrendo momenti indimenticabili. La sintesi della sua vita è senza ombra di dubbio nelle parole dell’Apostolo Paolo alla lettera a Timoteo “Ho compiuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione” (2Tm 4,8). E la strada percorsa, non tanto lunga a causa delle malattie che lo affliggevano da tempo, la fibrosi polmonare, l’ictus, i continui ricoveri in ospedale, inizia nel 1964 con l’Ordinazione Sacerdotale dal Vescovo Monsignor Chelucci, dopo l’intero corso di studi nel Seminario di Montalcino e poi in quello di Siena, continuando la sua formazione culturale con la Licenza in Teologia nell’Università Lateranense, e poi con la laurea in Lettere all’Università di Firenze; da qui il suo insegnamento in Seminario e poi di Religione nelle scuole. Dal 1974 al 1991 è stato parroco di Seggiano (17 anni) e poi ad Arcidosso sino al 2009 (18 anni) quando per serie difficoltà di salute si è ritirato a Siena accanto all’amico don Tito che lo ha ospitato e sostenuto con fraterno affetto. L’Arcivescovo di Siena Monsignor Antonio Buoncristiani, che ha concelebrato l’Eucaristia di commiato con il Vicario Mons. Giuseppe Soldani e don Tito con la presenza di numerosi sacerdoti della Diocesi di Siena Colle Montalcino, ha tratteggiato la figura di questo sacerdote e ha ricordato come don Franco, nel suo testamento, avesse ricordato con particolare affetto e gratitudine, citandole per nome, tutte le persone che gli sono state vicine, chiedendo anche di essere sepolto nel cimitero di Montelaterone insieme ai suoi genitori. “Significativo il suo comportamento nei confronti della nostra Chiesa – continua il Vescovo – che sentiva ‘Madre’ e alla quale ha affidato ogni suo bene, destinato ad opere pastorali e di beneficenza verso i poveri”. Ed è stato proprio l’amico don Tito a leggere il Testamento, significativo esempio di coerenza di una vita spesa per gli altri, come chi lo ha conosciuto e tanti presenti alla cerimonia lo possono testimoniare. Anche nella malattia aveva una parola di conforto per tutti e tanti ricordi riaffiorano alla mente, come la sua predisposizione all’insegnamento che esplicava nei corsi di approfondimento teologico per laici che il clero amiatino un tempo organizzava e lui si occupava del culto alla “Madonna Santissima il cui mistero va conosciuto fino in fondo”, diceva. E ancora la sua infaticabile opera nella pastorale partecipando con assiduità insieme ad alcuni parrocchiani agli incontri della Forania Amiata a Sant’Antimo. Di battuta pronta e scherzosa amava confrontarsi con tutti e in questo ha lasciato un segno che difficilmente il tempo potrà farlo dimenticare. E la gente di Arcidosso lo ha sempre apprezzato e ha sempre sperato in un suo ritorno mantenendosi fedele alla Parrocchia tenuta provvisoriamente da don Adrian, fino al definitivo incarico a don Pieri Luigi Colleoni parroco di Arcidosso dal 12 aprile 2014. Dal Santuario della Madonna Incoronata il corteo funebre si è poi portato nel piccolo cimitero di Montelaterone dove don Franco da oggi sarà accanto ai suoi genitori, anche qui, in questa terra da lui tanto amata.