Dall’elisir di lunga vita ai liquori delle nostre nonne

64102373La creazione di un liquore riflette un po’ la stessa espressione artistica di un’opera d’arte.

I componenti della sua ideazione derivano dalla natura, attentamente osservati, studiati e raccolti con amore.

Fin dal passato l’alternarsi delle stagioni era caratterizzato dalla preparazione da parte delle nostre bisnonne di conserve, gelatine, marmellate, ma anche soluzioni alcoliche con vini e liquori di famiglia.

Come si sarebbe potuto alla fine di un pasto non servire agli ospiti un nocino o, almeno, un ratafià, un liquore a base di visciole per accompagnare il dolce.

Da sempre , infatti, l’amaro ha rappresentato nell’immaginario collettivo un viatico indispensabile per garantire una sana digestione. E spesso la sua preparazione viene associata ad antiche spezierie, che ci rimandano ad epoche lontane ed affondano le loro radici nel mondo orientale attraverso il filtro della civiltà islamica.

In principio non esisteva l’amaro, ma l’elisir, una preparazione medicamentosa a base di piante benefiche infuse in acqua o alcool. Successivamente, tale termine, servì a definire una preparazione farmaceutica alla quale si attribuivano proprietà curative non solo nella guarigione di particolari malattie, ma anche come panacea universale: un elisir di lunga vita che avrebbe potuto prolungare l’esistenza dell’uomo.

Ottenuti secondo formule e composizioni tenute rigorosamente nascoste e tramandate di generazione in generazione, dapprima oralmente e poi in ricettari o libri segreti, ogni territorio elaborò amari medicinali e cordiali, diversi per ingredienti utilizzati, metodi di preparazione e soprattutto connotazioni e caratteristiche gustative.

Riportiamo a tal proposito un curioso documento inedito, un elisir di lunga vita del Pievano dell’Elmo, databile intorno alla fine del XVIII sec.

Elisir Salutis

Prendi mezz’oncia di semi di Cardi

Un’oncia di Rabarbaro

Un’oncia e mezzo di Legno Santo

Oncie due di Sena

Un’oncia di Regolizia ammaccata e tritolata.

Un’oncia di Zibibbo pepato

Un’oncia e mezzo di Anaci

Un’oncia e mezzo di Coriandoli

Ott’once e mezzo di vino bianco generoso che non abbia alcun sito

Mezza libbra di zucchero depurato e otto noci moscate grattate.

Il tutto si metta in fusione in una boccia di vetro o fiasco capace di questa robba, e si tenga per otto giorni al caldo poi si coli e si passi per carta straccia o sugo che venga chiaro, e se non vien chiaro si ricoli e sarà fatto.

Considerata la difficoltà a procurarsi il Legno Santo, di più facile preparazione e soddisfazione risulterà sicuramente cimentarsi nel Nocino, ricordando che secondo la tradizione, le noci vanno raccolte nella notte di San Giovanni Battista, fra il 23 e il 24 giugno, quando la “guazza”, rappresenta una panacea per tutti i mali.

Gli erboristi definiscono questo momento preciso col termine di “tempo balsamico”; una consolidata tradizione, riconosce infatti al frutto della noce, ancor verde della drupa, la fase ideale per l’infusione, motivandone la raccolta col suo maggior profumo e le cellule più ricche di olii essenziali e principi attivi.

Un tempo invece, l’irrazionalità di una raccolta notturna ubbidiva a leggi meno decifrabili razionalmente, esorcizzando ancestrali terrori che le tenebre hanno sempre evocato nell’uomo.

Non a caso la curiosa assonanza tra le due voci latine “nox et nux”, notte e noce, ha creato un legame che già nella classicità veniva riconosciuto nel verso “Sic mihi Nox, Nux fuit ante diem” (“Così ci fu per me prima del giorno, la Notte e la Noce”).

Ripensando agli anni della mia infanzia non posso non ricordare il compito assegnatomi da mia nonna di raccogliere le noci, ancora gelatinosamente acerbe la notte di San Giovanni e le amarene alla prima luce del giorno. Anche se è passato tanto tempo, non ho dimenticato quei profumi, quei sapori, quelle esperienze…

Nocino

1 litro di alcool puro a 90°

22 noci verdi

4 chiodi di garofano

Qualche pezzetto di scorza di limone

200 ml di acqua

¼ di stecca di cannella

500 g di zucchero

Procedimento:

Tagliare le noci intere in quattro pezzi facendo attenzione a non far fuoriuscire il mallo.

Versare dentro un contenitore con tappo in sughero.

Aggiungere alcool, chiodi di garofano, cannella, scorza di limone e riporre in un luogo soleggiato per almeno 40 giorni, agitandolo quasi tutti i giorni.

Trascorsi i 40 giorni preparare uno sciroppo con acqua e zucchero ed unirlo, una volta tiepido, al mix alcolico, privato di tutti i residui di spezie e limone.

Imbottigliare in bottiglie scure e lasciar riposare fino a Natale.

Da Venerio
Aurelio Visconti
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