È l’armonia, il senso della perfezione e dell’equilibrio, a suggerire agli scienziati e agli artisti la determinazione di rettangoli aurei i quali contengono, nei loro valori proporzionali, rapporti musicali come quelli descritti da Leon Battista Alberti (Genova, 1404 – Roma, 1472) nel libro IX dei dieci che compongono una delle sue più importanti opere letterarie, il De re aedificatoria che riprende il Trattato i dieci libri di Vitruvio (80 a.C. – 15 a.C.) scrittore e trattatista romano, autore del De Architectura, in cui il grande architetto del Quattrocento stabilisce le strutture dei rettangoli nei relativi rapporti da applicare all’architettura. Egli suddivide in tre gruppi di aree che definisce: breve, media, lunga che connotano il sistema proporzionale nelle arti matematiche quali Musica, Aritmetica, Geometria, Astronomia e nelle arti liberali, Architettura, Pittura, Scultura, che utilizza nella determinazione dell’intero edificio o in parti di esso e che, successivamente, anche scultori e pittori useranno per creare opere esteticamente improntate a ordine e perfezione. E alla musica e agli intervalli con i suoi particolari rapporti, le proporzioni armoniche, in generale, fanno riferimento le affermazioni dell’Alberti mutuati dall’antichità greca.
L’area breve per eccellenza è il Quadrato i cui lati uguali sono nel rapporto di 1/1; segue la Diapènte (per-cinque) o Quinta (intervallo musicale di quinta, es. Do-Sol) o Sesquialtera (1+1/2) nella quale il rettangolo ha i lati nel rapporto di 3/2; la Diatessaron (per quattro) o Sesquitertia (1+1/3) rettangolo 4/3 (intervallo musicale di quarta, es. Do-Fa). Le aree medie sono: la Doppia (doppio quadrato) o Diàpason (intervallo fra una nota con l’ottava superiore, es. Do-Do), naturalmente i lati sono nel rapporto di 2/1; la Sesquialtera Doppia un rettangolo avente i lati nel rapporto di 9/4 (4-6-9); la Sesquitertia Doppia i cui lati sono pari a 16/9 (9-12-16). Le aree lunghe sono anch’esse tre: Doppia Sesquialtera o Tripla con i lati 3/1; Doppia Sesquitertia nel rapporto di 8/3; la Quadrupla (quattro quadrati), 4/1.
Ed è della Diapente, in particolare, che qui vogliamo parlare, applicata oltre che nella costruzione del Santuario dell’Incoronata di Arcidosso, anche in un’opera pittorica custodita all’interno di questo edificio religioso stesso, il probabile stendardo dipinto sulle due facce con i seguenti temi: Papa Liberio traccia sulla neve la pianta di Santa Maria Maggiore; La Madonna Incoronata con Angeli e i santi Sebastiano e Rocco.
Papa Liberio traccia sulla neve la pianta di Santa Maria Maggiore
Il tema iconografico rappresentato in una delle facce si riferisce alla leggenda che narra della costruzione della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, nel IV secolo, la cui pianta fu tracciata personalmente dal Papa sulla neve fresca caduta miracolosamente in una notte di agosto. L’avvenimento sembra si sia verificato nella notte del 5 agosto 352 sul Colle Esquilino quando in seguito ad una nevicata annunciata in sogno dalla Madonna, Liberio, che fu papa dal maggio del 352 al novembre del 366, succedendo a San Giulio I, tracciò personalmente la pianta della chiesa chiamata, per questo, Santa Maria della Neve o Basilica Liberiana: «Oggi si ritiene invece che la costruzione risalga all’età di Papa Sisto III (432-440), come afferma il Liber Pontificalis» (Adorno). La composizione presenta, nella parte destra, la figura del Pontefice che traccia il perimetro della basilica sulla neve fresca accompagnato dai prelati della Chiesa. Dietro di lui si affolla una moltitudine di soldati che precede un paesaggio, verosimilmente la città di Roma, che occupa la parte mediana del dipinto dove, nella parte sinistra, si trova una figura isolata e inginocchiata che regge una croce astile.
Nell’angolo sinistro in basso, in primo piano, è posta un’altra figura anch’essa in ginocchio, con un copricapo in mano. Potrebbe trattarsi del patrizio, di nome Giovanni, che, come il Papa, aveva avuto la stessa visione della Madonna che aveva chiesto la costruzione, in quel punto, di un edificio a Lei dedicato. In alto la figura della Vergine, con le braccia aperte, affiancata da due Angeli, è coperta parzialmente, come questi, da nuvole, che assiste all’avvenimento.
La composizione risulta molto equilibrata. La parte destra, che ha maggior peso per il numero degli elementi dipinti ma anche per la grandezza e per il colore degli stessi, è bilanciata dalla figura a sinistra, dall’architettura e dalla figura reggente la croce. Da notare il gioco delle lance dei soldati che, disposte verticalmente, fanno da collegamento tra il registro inferiore e quello superiore della composizione, e delle mitre, il caratteristico copricapo portato dai vescovi e ora anche dai papi, con l’estremità superiore bicuspidata e ornata da ricchi ricami e spesso da pietre preziose. Le forme sono abbastanza plastiche ma costruite con un chiaroscuro e con un colore alquanto sfumato. Alcuni particolari decorativi, realizzati con tinte calde, particolarmente pastosi e materici, conferiscono una certa preziosità al dipinto.
L’insieme compositivo è distribuito in un’area delimitata da un rettangolo i cui lati, minore e maggiore, sono tra loro nel rapporto di 3/2 in base a quella struttura chiamata, come detto, “diapènte” tracciata con una serie di quadrati nel numero di tre nel lato lungo e due nel lato corto.
La Madonna Incoronata con Angeli e i santi Sebastiano e Rocco
Ed è, naturalmente, ancora la “diapènte” a segnare la struttura della composizione dipinta nell’altra faccia della tela in cui vi è rappresentata la Madonna Incoronata con i santi Sebastiano e Rocco, tipico tema devozionale legato alle pestilenze, in cui la Vergine è considerata la personificazione della Chiesa.
La figura della Madonna è posta al centro, in posizione eretta, affiancata da due Angeli e poggiante sopra una nuvola dalla quale spuntano tre Cherubini.
Nel registro superiore sono dipinti due piccoli Angeli che incoronano la Vergine e altri sei Cherubini, in gruppi di tre, occupano i due angoli opposti. Nella parte inferiore, affrontate, le figure dei due Santi danno all’insieme un senso di ordine per la disposizione secondo un asse passante per la figura della Vergine che divide in due parti speculari la composizione conferendo una simmetria bilaterale verticale all’insieme.
San Sebastiano, inginocchiato a sinistra, reca in mano alcune frecce; un’altra freccia è conficcata nel suo collo, elementi che ci fanno riconoscere, con sicurezza, il personaggio. È un’arma, questa, che assume un valore simbolico, è, infatti, per tradizione, portatrice di malattie, soprattutto la peste. Con la mano destra regge una palma, elemento che connota un martire cristiano.
Nell’angolo opposto, anch’egli inginocchiato, San Rocco è riconoscibile dalla piaga sulla gamba destra scoperta, dal bastone del pellegrino (bordone), dalla conchiglia sul petto che distingueva in origine i pellegrini che si recavano al Santuario di Santiago di Compostela e, successivamente, tutti i pellegrini, e dal cane che, secondo la leggenda, gli portava del pane quando egli stesso fu colpito dal morbo dal quale guarì.
Sotto la figura della Madonna è visibile un paesaggio che corrisponde, verosimilmente, all’abitato di Arcidosso. La distribuzione equilibrata degli elementi compositivi conferisce ordine alla composizione caratterizzata dai colori predominanti giallo oro, azzurro, rosso e le forme, che rivelano un accurato studio anatomico, sono costruite con un chiaroscuro morbido che non attenua però una certa monumentalità e plasticità delle figure.
L’opera, che probabilmente doveva essere uno stendardo da portare in processione, e per questo dipinta sulle due facciate, attribuita a Ventura Salimbeni (Siena, 1568 – ivi, 1613) pittore manierista che operò a cavallo dei secoli XVI e XVII, figlio di Arcangelo Salimbeni (Petroio, presso Pienza, 1530/1540 – Siena?, 1580 ca.) e fratellastro di Francesco Vanni (Siena, 1563 – ivi, 1610) anche loro pittori, è da considerare una delle più importanti dell’intero patrimonio artistico del comprensorio amiatino. Viene chiamato anche il Cavalier Bevilacqua, titolo conferitogli dal Cardinal Bevilacqua di Perugia nel 1600, per l’attività del pittore senese svolta al servizio del Prelato che gli concesse di fregiarsi del suo cognome.
Temperamento esuberante, al contrario del suo fratello uterino persona molto pia, fu uno degli artisti senesi che risentì delle forme manieristiche di Federico Barocci (Urbino, 1535 – ivi, 1612), pittore urbinate, che cercò di coniugare con l’effetto di morbidezza della tradizione senese di Domenico Beccafumi (Montaperti, 1486 – Siena,1551). Le dimensioni della tela sono di cm 260×174.
Giombattista Corallo
Papa Liberio traccia sulla neve la pianta di Santa Maria Maggiore
La Madonna Incoronata con Angeli e i santi Sebastiano e Rocco
Schema proporzionale rettangolare (Diapènte)
Papa Liberio traccia sulla neve la pianta di Santa Maria Maggiore
(Linee-forza)
La Madonna Incoronata con Angeli e i santi Sebastiano e Rocco
(linee-forza)