Succede spesso che i vincoli e le limitazioni di carattere ambientale sul territorio diano al cittadino l’impressione di non essere a casa sua. Così avviene per esempio nell’occasione di limitazioni sullo svolgimento di manifestazioni, sulle questioni che sorgono per i danni provocati da animali selvatici protetti, per limitazioni sulla costruzione di impianti sportivi, ecc.
Per evitare i conflitti che ne derivano, la via ufficiale sarebbe quella di sensibilizzare la gente del posto e convincerla dell’utilità di quanto veniva prescritto e dei benefici futuri che potevano risultarne. Insomma, esercitare una buona propaganda per fare accettare una imposizione dall’alto.
L’orientamento tradizionale dell’ambientalismo è, infatti, che ogni intervento umano debba essere evitato per permettere alla natura di seguire il suo corso verso la realizzazione del naturale equilibrio biologico dell’ecosistema. Però, si deve osservare che in Toscana fino anche in montagna, ci sono troppe pievi romaniche e altre testimonianze di antica estesa presenza umana perché si possa parlare di evoluzioni naturali. Inoltre, nella campagna e nella montagna della Toscana si impongono forti prospettive e necessità di un superare l’attuale stato di spopolamento e di sotto-utilizzazione. In altre parole: non si può conservare senza gestire.
Mentre la conservazione è magari anche questione di polizia e di propaganda, la gestione non può fare a meno della partecipazione e della responsabilità diretta dei cittadini. Non a caso da alcuni anni e in sede internazionale ci si muove in questo senso e si propone una gestione del territorio basata sulla Partecipazione Pubblica e sul Governo Partecipato del Territorio.
La Partecipazione Pubblica (secondo la FAO, ECE, eccetera) è un processo volontario tramite il quale la popolazione (singoli cittadini o gruppi organizzati) presenta informazioni, opinioni ed interessi ed ha il potere di influenzare le decisioni e l’esito delle singole questioni correntemente trattate.
Il Governo Partecipato del Territorio (ovvero governance) è un modello di gestione che mira a far convergere su obiettivi comuni le esigenze dei portatori di interessi pubblici e quelle dei portatori di interessi privati con l’obiettivo di condividere la responsabilità delle scelte e di coniugare in modo proficuo i diversi poteri istituzionali.
Per realizzare questi due concetti bisognerebbe ipotizzare territorio bene caratterizzato per posizione geografica, paesaggio, risorse, tradizioni colturali e storiche, ecc. Qui riunire in una associazione enti pubblici, enti privati e persone fisiche per compiere un percorso continuato di discussione e di soluzione dei problemi; una sorta di maxi pro-loco estesa, per esempio, agli 8 comuni dell’Unione Amiata Grossetana.
Un esempio suggestivo, di già patrocinato dalla Regione Toscana è l’Associazione Foresta Modello. Si tratta di un’iniziativa internazionale di origine canadese che si è diffusa in Europa e che la Regione Toscana promuove nell’abito di un apposito progetto dal curioso nome di AProFOMO (Avvio Processo Foresta Modello). E’ una associazione volontaria a partecipazione di privati e di enti pubblici che, per un territorio definito, condividono le varie esperienze e confrontano le singole esigenze adottando scelte comuni.
Il nome Foresta Modello deriva dal fatto che di tratta di un’iniziativa per la promozione e lo sviluppo di aree marginali che essendo di origine canadese, è nata con un prevalente orientamento sulle attività forestali. In Europa, e soprattutto nell’Europa Mediterranea, il nome è stato conservato per non perdere il legame con la Rete Internazionale delle Foreste Modello, però negli statuti il carattere forestale è stato attenuato nel senso più generale di considerare anche l’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato, il turismo e quanto altro. L’attributo “modello”, poi, deriva dal fatto che si mira a presentare un esempio di sviluppo equilibrato e razionale.
Le Foreste Modello avrebbero alcuni motivi di prestigio; ciascuna fa parte di una rete internazionale cui in Italia, fanno parte la Regione Toscana e la Regione Sardegna; un altro motivo sta nella partecipazione non solo dei comuni e dei cittadini, ma anche di enti di studio e di coltura. Non è trascurabile il fatto che a Bruxelles un apposito Segretariato delle Foreste Modello agevoli l’accesso ai finanziamenti dell’Unione Europea
La Regione Toscana dopo avere aderito nel 2009 alla Rete Mediterranea delle Foreste Modello ha scelto la Montagna Fiorentina come sito pilota, affidando l’avvio delle pratiche di istituzione all’Unione dei Comuni Valdarno e Val di Sieve (Londa, Pelago, Pontassieve, Reggello, S. Godenzo e Rignano sull’Arno). Nel 2012 il progetto è stato approvata e finanziato con 298.350 euro.
Da qualche sondaggio molto personale risulta che è molto probabile che un’iniziativa del Monte Amiata possa avere approvazione particolarmente favorevole in quanto il territorio dell’Unione del Comuni dell’Amiata Grossetana riguarda un luogo già classificato ai fini di una speciale considerazione. Per la proposta di istituzione si ritiene preferibile che la pratica parta dell’Unione di Comuni; ma questo non pregiudica la successiva iscrizione anche di altri comuni.
Lo scrivente ha formulato questa proposta perché dopo aver partecipato, su invito, ad Arcidosso a una riunione sui danni da lupo alla pastorizia e dopo aver cercato di discutere il problema altrove, ha maturato la convinzione che la presentazione alla spicciolata di singoli problemi serva a poco e che occorra piuttosto un organismo di rappresentanza più ampia ufficialmente riconosciuto.