L’antica tradizione fermata dal coronavirus, i Maggiaioli non canteranno il 30 Aprile.
La pandemìa in atto, ed i provvedimenti di distanziamento sociale messi in atto per contrastarla, portano il Gruppo dei Maggiaioli castiglionesi a sospendere il canto itinerante che, nel pomeriggio di ogni 30 Aprile percorre da prima poderi e casolari nelle campagne circostanti e poi, durante la notte, i borghi di Rocca e Castiglione. Dopo il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha prorogato le misure restrittive fino al 3 Maggio prossimo, i Maggiaioli hanno preso atto dell’impossibilità di ritrovarsi e portare il loro saluto canoro e musicale ai compaesani. “Dobbiamo, nostro malgrado, informare tutti i castiglionesi – scrivono in una lettera aperta affissa nei negozi e luoghi pubblici di passaggio – che a causa del Coronavirus anche la nostra tradizione quest’anno di dovrà fermare. L’ultima volta era successo al passaggio del fronte durante l’ultima guerra mondiale. Nessuno avrebbe pensato potesse succedere di nuovo. Non sarà facile per noi restarcene a casa quella sera e siamo certi neanche per voi non sentire cantare Il Maggio”. La comunicazione si conclude però con un impegno, aperto alla speranza: “Vi promettiamo, però, che quando questo brutto momento sarà passato, torneremo una sera per le vie di Castiglione con i nostri canti e suoni, che da sempre sono propiziatori di buona stagione, prosperità e, soprattutto, di buona sorte per la nostra gente”. “Il Maggio” è, infatti, un canto itinerante con questua, una tradizione che – nella sua forma attuale – può ricondursi al Calendimaggio fiorentino, anche per la struttura delle quartine di ottonari (in genere con ripetizione del verso iniziale a chiuderle). Il canto è seguito da brani musicali eseguiti da una piccola orchestrina di strumenti a fiato: polche, valzer, mazurche, marcette delle quali non si conoscono gli autori, probabilmente maestri o componenti della locale banda musicale, esistente fin dalla seconda metà dell’Ottocento.