A luglio di tutti gli anni si ripete la giostrina dei quadri dei risultati scolastici, di certo, quelli più importanti, riguardano l’esame di maturità. E come al solito c’è chi ha preso il suo, chi meno e chi ha ottimizzato. Quest’anno: anche con le difficoltà di una riforma calata sugli studenti come un maglio.
Ma a ben vedere, i problemi non provengono tutti dalla riforma, ma da una condizione generale del “pubblico” e della scuola in particolare.
Da noi è come un po’ da tutte le parti: troppo disomogenee le commissioni e soprattutto inesistenti indicazioni ministeriali sulla tutela dei ragazzi, per i quali, quello della maturità ‘sarebbe’ un appuntamento determinante.
Inoltre il ruolo dei commissari interni dovrebbe essere proprio quello di mediare tra i risultati specifici dell’esame e il percorso di ogni singolo studente, da non dimenticare come troppo spesso succede. Il rispetto per il percorso si evidenzia solo in commissioni virtuose composte da insegnanti di esperienza e buon senso. E ogni scuola avrebbe il ruolo di scegliere le commissioni interne proprio basandosi su questa caratteristica didattica; altrimenti i ragazzi sono abbandonati all’esito di una prova che perde per questo il suo valore determinante: avviare gli studenti all’uscita dall’alveo della scuola secondaria per scegliere con determinazione e sicurezza il proprio percorso di approfondimento e di vita.
Un’occhiata anche superficiale ai quadri consente una lettura sia dell’andamento delle prove, sia dell’atteggiamento delle commissioni. Spiccano i quadri del Liceo Scientifico di Castel del Piano, con risultati deludenti contraddistinti da una notevole forbice tra massimi e minimi; come prova di uno scollamento degli attori (studenti, commissioni interne ed esterne, presidente) e dunque la mancanza di una capacità di dialogo costruttivo che avrebbe dovuto consentire risultati migliori e soprattutto il rispetto per i percorsi individuali dei ragazzi che, invece, risultano mortificati nel confronto tra medie quinquennali e risultato secco.
Si sa che le differenze tra scuola e scuola hanno perso la fisionomia del passato, ma spiace che proprio in un istituto considerato di più alto livello formativo rispetto ad altri, si sia tenuto così poco conto dei 5 anni passati, che rappresentano la vita stessa che ogni ragazzo trascorre in un gruppo. A rischio di una demotivazione e di un calo di fiducia nelle istituzioni che è il contrario degli obiettivi generali della scuola.