L’ultima uscita di Davide Casaleggio merita qualche considerazione. L’attuale maître à penser dei 5 Stelle (per diritto ereditario) preconizza tra alcuni lustri la fine della necessità del Parlamento: un’affermazione grave soprattutto in questo momento. Per avere un parlamento sono state necessarie almeno un paio di rivoluzioni (quella americana e quella francese), tacendone molte altre (ad esempio il nostro Risorgimento e la stessa Resistenza) e sono morti migliaia di esseri umani. E’ di fronte a tutti la difficoltà della rete web di tutelare i diritti delle persone e dei cittadini, di produrre un’informazione veritiera e non manipolata e di garantire processi decisionali trasparenti (qualcuno sa come funzionano gli algoritmi dell’intelligenza artificiale?). Uno dei massimi sociologi della modernità, Anthony Giddens, commentando le recenti conclusioni della commissione speciale del Parlamento inglese sull’intelligenza artificiale, ha auspicato una “Magna Cartha Libertatum” per la rete, che la metta all’altezza della democrazia. Fra l’altro va ricordato che alle stesse conclusioni è pervenuta nel 2014 la Commissione per i diritti e i doveri di internet, voluta dall’allora presidente della Camera Laura Boldrini e presieduta da Stefano Rodotà. Ricordiamo le fake news – all’italiana “le notizie false e tendenziose” – e la loro influenza sulle elezioni e sulla politica internazionale, la privacy di milioni di utenti di servizi online messa sotto i piedi (vedi lo scandalo di Facebook), lo spionaggio di massa ad opera di governi, che abusano delle tecnologie disponibili. Non tutto ciò che è tecnologicamente possibile vuol dire che è legalmente lecito e democraticamente sostenibile. E questo ragazzo, che ha ereditato l’impero milionario del padre, pretende di porre fine ai principi della democrazia moderna, che è quanto di meglio (o di meno peggio) siamo riusciti a produrre negli ultimi due secoli. Personalmente sono critico verso l’attuale democrazia rappresentativa e verso il principio della delega, diciamo che mi piace la democrazia consiliare, ma per me la democrazia diretta è quella studiata di Jean Jaques Rousseau, che lor signori usano come un marchio di spazzole da scarpe per denominare la piattaforma di cui sono padroni. Farebbero meglio a studiarsi dell’autore ginevrino “Il contratto sociale”. I soliti 5 Stelle, con molto imbarazzo di alcuni di loro, gli vanno dietro. Io lo chiamo CRETINISMO ELETTRONICO, cioè elevare le macchine elettroniche a feticcio, invece di criticarne l’uso e regolamentarlo a misura umana.