Questa è capitata ad mio conoscente, che si occupa di piazzare la reti di internet veloce in posti poco raggiunti dai normali network. Quest’estate arriva un signora inglese, madre di due bambine di 6 e 7 anni, per passare una vacanza nella campagna maremmana, ben nota in tutto il mondo.
Si preoccupa subito di far arrivare al podere, che ha affittato, la famigerata rete. Viene soddisfatta in tempi rapidi nonostante il posto non sia facilmente raggiungibile. Dopo qualche giorno la signora si ripresenta in ufficio chiedendo un intervento urgente: la rete funziona a tratti, spesso si disconnette, le bambine non possono giocare quanto vogliono e così sono diventate cattive. Penso volesse dire che sono diventate nervose, rispondine, disubbidienti e soprattutto la signora non sa cosa fare con loro quando sono disconesse dalla rete. Certo in mezzo alla campagna potrebbero correre nei prati, cercare di acchiappare qualche farfalla, inseguire il volo degli uccellini e cogliere qualche nido o banalmente farsi delle passeggiate al sole, all’aria buona, ogni tanto andare al mare. Altrimenti a che serve essersi fatti tanti chilometri per godersi una vacanza in Maremma? In termini tecnici le bimbe hanno precocemente sviluppato uno specifico legame con internet (una volta si sarebbe detto “dipendenza”: ma qui qual è la sostanza che manca ? si dice che le tecnologie elettroniche sono virtuali, immateriali) e quindi non potendo accedere alla rete tutte le volte che credono sviluppano i segni di un’astinenza, cioè manca loro un ingrediente ormai essenziale del loro stile di vita, delle loro abitudini (in questo caso abitudini cattive quanto loro sono diventate). Ci sarà una ragione se Bill Gates, l’inventore di Windows e il proprietario miliardario di Microsoft) ha posto un limite drastico (max due ore al giorno) di accesso al pc ai suoi due figlioletti?