Mi permetto di intitolare questa breve riflessione, con uno dei tanti slogan coniati per il referendum costituzionale del quattro dicembre. Non me ne vogliano quelli del comitato del “no”, se me ne approprio, né tantomeno si sentano privati di considerazione quelli del comitato del “sì”.
L’unico merito che devo tributare, correttamente, al comitato del no, è quello di aver intitolato un evento con il suddetto titolo, perché mi ha richiamato l’attenzione verso il fatto principale, lo stato di salute della Costituzione reale, quella viva, che si sa trasformare, nel rispetto dei suoi principi fondamentali. La Costituzione non scritta, vissuta e voluta strenuamente dai padri costituenti, che si fortifica e si rigenera nelle relazioni familiari, sociali e istituzionali, e che sa restare vigorosa e energica nel tempo.
In questi giorni si sente molto parlare delle ragioni del “sì” e del “no”, le loro idee si manifestano pienamente nel dibattito politico, utilizzando ogni tipo di comunicazione, per convincere i cittadini a fare una scelta, ma non varcano mai un limite invisibile. Quel limite insormontabile, fatto di principi e regole costituzionali posto a tutela e garanzia dell’ordinamento. Ne è una prova recentissima, la risposta data dal TAR Lazio il venti ottobre, con la quale, è stato ribadito il quadro normativo di garanzia. Nel comunicato si conferma che: ”le ordinanze dell’Ufficio Centrale per il Referendum sia il decreto presidenziale sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell’ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità che li sottrae al sindacato giurisdizionale. Eventuali questioni di costituzionalità della legge sul referendum (la n. 352 del 1970), relative alla predeterminazione per legge del quesito e alla sua formulazione, sono di competenza dell’Ufficio centrale per il referendum, che può rivolgersi alla Corte costituzionale”. Da una parte c’è una istanza di riconoscimento proveniente dalla società, e dall’altra c’è la Costituzione, da seguire alla lettera. Al di sopra, ci sono le istituzioni, poste a garanzia di entrambe. In ultimo, ma non per importanza, ci sono i cittadini, che decidono. Ecco, ai miei occhi, è chiaro un fatto, puro e semplice, la democrazia è salva, e il popolo regna sovrano, perché è libero di decidere, e tutti i bollenti animi di parte devono rispettare il volere supremo del verdetto, formale e insindacabile. Alla fine, quel che conta è questo, la Costituzione voluta dai costituenti regge bene al passare del tempo, e le istituzioni sono salde e nette nel ribadire che tutto è regolare.
Mi posso anche sbagliare, e potrei anche essere smentito da una pronuncia contraria, ma è proprio questo che conta, funziona tutto ordinatamente, c’è un sistema che lavora e da una direzione univoca alla comunità. Era proprio quello che i padri costituenti e le loro scelte procedurali, tenevano a preservare nel tempo, una Costituzione al tempo stesso massiccia e modellabile, perché adattabile all’evoluzione della società, come un vestito elegante su un corpo che vive, sempre in movimento. All’opposto, una Costituzione immodificabile e insensibile all’evoluzione della società sarebbe diventata desueta e asfissiante dopo pochi anni. La nostra Costituzione sa adattarsi alla realtà, seguendo le procedure e le garanzie previste dai principi fondamentali, lascia che la contesa si manifesti in tutte le sue forme, da quelle più pacate a quelle più violente. Pone le basi perché se ne possa parlare liberamente, in tutte le forme. Cercando di convincere l’interlocutore di turno, ispirandosi alle parole dei volti più rappresentativi della televisione, riportando nel discorso la frase dell’opinionista sentito alla radio, citando il professore che si è sfidato a dare la motivazione più corretta, conti alla mano, articolo per articolo. E fanno da sfondo più strutturato, gli addetti ai lavori, quelli che realmente saranno toccati dagli esiti della consultazione, gli avvocati, i giudici, i parlamentari e gli studiosi del diritto, che ne fanno seminari e saggi per dare maggior fondazione a quei principi tanto cari e importanti per la salute della Costituzione. In tutto questo scenario di confronto, i cittadini vengono messi nella condizione di poter decidere a quale parte dare fiducia, e anche se scegliere non è semplice, è comunque la buona riuscita di una partita corretta che da il valore alla contesa, al di là del risultato. E la dimostrazione tangibile è contenuta nella nostra Costituzione, perché è sana e robusta, e sa essere un baluardo della nostra comunità.