Nell’occasione dell’incendio avvenuto in località ” Ranzula ” a Montelaterone, abitando in una zona dove era possibile vedere il lavoro dei 4 elicotteri che si rifornivano di acqua al laghetto delle terre rosse a Castel del Piano, laghetto ripristinato da un privato, ho voluto cronometrare quanti minuti passavano tra un lancio di acqua ad un altro…ebbene, passavano 2 minuti e 25 secondi. Dico questo per ribadire l’importanza dei così detti laghetti collinari o piccoli invasi che i nostri politici dovrebbero subito mettere in cantiere per la salvaguardia dei nostri boschi, dei nostri torrenti, della nostra agricoltura, per eventuale approvvigionamento di acqua potabile e perché no, anche per il tempo libero da dedicare a passeggiate e pesca sportiva.
È ormai fuori dubbio, infatti, che i dati, nazionali e internazionali, indicano nel riscaldamento climatico la causa prima di quanto si va riversando sul regime idrogeologico locale e nazionale. Tra essi i più significativi sono quelli relativi al dimezzamento della disponibilità idrica per l’irrigazione in alcune Regioni, causa le precipitazioni nevose e di pioggia mai così ridotte, che si ripercuotono negativamente sia sulla fornitura della risorsa acqua per il consumo umano, sia sugli allevamenti che sulle produzioni agricole in generale, senza contare gli effetti relativi all’impoverimento della biodiversità, sia nel suo insieme che per specie animali e vegetali di particolare pregio naturalistico e non solo.
Alla domanda, che fare? Le idee e i suggerimenti non mancheranno e andranno verso un uso più giusto, appropriato e risparmio della risorsa, non mettendo da parte, magari, ad esempio, quelli relativi all’uso di dissalatori.
Però, forse, è il caso di ripensare ad uno strumento introdotto e abbandonato qualche decennio addietro, soprattutto, in quanto per molti non economicamente sostenibile cioè, la costruzione dei laghetti collinari, che pensata e sostenuta negli anni ’60 e ‘70, del secolo scorso, era stata introdotta, sostanzialmente, allo scopo di rendere competitive, attraverso l’irrigazione aggiuntiva, le rese produttive delle aree collinari con quelle di pianura. Sono evidenti le funzioni che disponibilità idriche, sia pur di piccole dimensioni, ma fortemente diffuse sul territorio, possono opportunamente e positivamente svolgere, a cominciare, come affermato in precedenza, dalla regimazione idrica, ai servizi paesaggistici, a quelli ricreazionali e ambientali in genere.
Non sfugge, nemmeno ai più distratti camminatori della domenica, quanto la disponibilità idrica possa essere di rilevante supporto alla conservazione e al miglioramento della biodiversità e/o utilizzata per la produzione di energia, a sostegno e non solo, delle esigenze delle aziende in campo. Senza trascurare il valore economico e sociale, per la collettività, nel complesso organizzativo delle strutture preventive e attuative del servizio antincendio.
È, pertanto, possibile concludere, senza voler immaginare soluzioni definitive e indubbie, che la presenza e il giusto utilizzo dell’acqua nelle aree collinari, è in grado di operare scelte capaci di rendere compatibili le esigenze delle imprese con gli obiettivi ambientali, propri del pubblico interesse. I nostri politici lo vorranno fare?, vorranno investire delle risorse per progetti che vanno ad interessare la salvaguardia del nostro territorio? Questo al momento non è dato a sapersi, ci sono le prime dichiarazioni di intenti, ma tra il dire e il fare… c’è di mezzo la “ volontà “ .
Renzo Bonelli