Le notizie che giungono dalla stampa (Corriere della sera del 17.07.2017) e dal web ci dicono che gli attuali sviluppi della robotica, dell’intelligenza virtuale e quindi dell’automazione hanno radici e grandi impegni futuri soprattutto in Cina. Abbiamo già detto (alla Cronaca XL) delle automobili del tutto automatiche che sono allo studio, ma i programmi sono estesi a tutti i settori della vita umana, in particolare a quelli della produzione industriale (la cosiddetta “fabbrica 4.0”). In Italia esiste qualche barbaglio in particolare prossimo a noi; il Laboratorio di robotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si occupa positivamente del rapporto uomo-macchina ad esempio per protesizzare alcune menomazioni. Sulla stessa linea si muove l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Sembrerebbe che nel giro di vent’anni, quindi approssimativamente per la metà del secolo in corso, tale rivoluzione potrebbe essere totale. Ne conseguirebbe che gli esseri umani potrebbero essere totalmente affrancati dal lavoro come noi l’abbiamo conosciuto fino ad ora, secondo la previsione di Marx nel 13° capitolo de Il capitale, se si pongono le macchine al servizio dell’uomo. Mi permetto francamente di dubitare: è come la previsione dell’esaurimento delle risorse energetiche fossili, che 40 anni fa si prevedeva sarebbero finite più o meno alla fine del secolo scorso. Quello che è successo è che ci siamo beccati “la guerra dei 30 anni” dei Bush in Medio Oriente, le cui conseguenze migratorie continuiamo a pagare. Le “sette sorelle”, le multinazionali che detengono ancora il monopolio del petrolio, hanno troppi interessi per permettere un reale avvicendamento delle fonti energetiche da quelle fossili a quelle rinnovabili. Quindi per molto tempo convivranno i due sistemi di produzione: quello basato sullo sfruttamento elettromeccanico dell’uomo e quello sullo sfruttamento elettronico dell’uomo. La conseguenza più prossima sarà l’espulsione di masse di lavoratori dalla produzione e l’incremento di fenomeni “classici” quali la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro, come è già avvenuto dove sono stati introdotti i robot industriali. Il fatto che la capofila del processo sia la Cina, con tutto il rispetto per le sue rivoluzioni, che hanno occupato parte delle speranze della mia gioventù, mi lascia grosse dosi di sospetto. Per ora il capitalismo, pilotato dalla stato cinese, grazie alla soppressione quasi totale dei diritti alle organizzazioni democratiche dei lavoratori, si è dimostrato il più efficiente del pianeta.