Firenze, 12 settembre 2016. Uniformare il trasporto sociale toscano, un servizio che consente di erogare ogni anno circa 570 mila prestazioni e che rappresenta da sempre una delle attività a maggiore impatto sulla comunità sia per la capillarità dell’offerta che per il sistema di servizi, strutture e centri che si avvalgono di questo tipo di prestazione. Con questo obiettivo sono state presentate stamani a Firenze le Linee Guida sul Trasporto sociale, il primo documento a livello regionale realizzato grazie alla collaborazione fra Cesvot, Anci e Regione Toscana insieme ad Anpas, Auser, Misericordie e Iris-Idee e Reti per l’impresa sociale uno strumento utile a superare la disomogeneità del sistema nei diversi contesti territoriali.
Sono migliaia le persone coinvolte tra operatori ed utenti in un sistema che, soprattutto grazie al volontariato, garantisce circa 570 mila prestazioni in un anno, da e verso i centri diurni, le case famiglia, gli ospedali, le residenze per anziani o per persone disabili ecc. per un costo medio a prestazione di 14,80 euro (dati Osservatorio Sociale Regionale 2014).
Le Linee Guida potranno costituire uno strumento utile nelle mani delle amministrazioni per identificare sia la platea dei destinatari dell’erogazione della prestazione nonché le modalità di contribuzione dei beneficiari al servizio.
Secondo Federico Gelli, presidente di Cesvot “ il trasporto sociale costituisce un servizio fondamentale di facilitazione della mobilità di tutte quelle persone che non sono in grado di muoversi in modo autonomo. Esso presenta, però, un elevato grado di eterogeneità delle prestazioni. Queste differenze sono principalmente riferite: ai modelli gestionali ed operativi adottati; al tipo di servizi offerti; alle modalità di accesso degli utenti;
alla compartecipazione ai costi del servizio. Poiché non esiste una legge nazionale o regionale Cesvot, insieme a Regione Toscana, ad Anci ed alle principali reti del volontariato, ha realizzato il documento Linee Guida sul Trasporto sociale individuando così possibili standard di processo e di gestione del servizio”.
Una recente ricerca di Cesvot ha rilevato, infatti, che almeno nell’88% delle zone sociosanitarie toscane le organizzazioni di volontariato effettuano in maniera stabile il servizio e che nel 66% dei casi in cui è attivo è svolto con la “regia” dell’ente pubblico (ASL, SdS, Comune). Il servizio, pur se non standardizzato e quindi per sua natura “residuale”, è cruciale per garantire la frequenza presso centri o strutture, poiché nel 97% dei casi le associazioni si occupano dell’accompagnamento degli utenti verso strutture sanitarie, socio-sanitarie o socio-assistenziali a beneficio soprattutto di persone non autosufficienti e disabili (73%).
Il 57% del servizio di trasporto sociale è svolto dal privato sociale; il 18% dal privato sociale insieme a privato profit ed ente pubblico. Il restante in forma mista. Non è mai svolto esclusivamente dall’ente pubblico.
Gli utenti che utilizzano il servizio sono per il 13% anziani e persone disabili non autosufficienti; il 60% sono anziani sia autosufficienti che non; il 27% sono anziani autosufficienti.
I motivi per i quali si richiede il servizio sono prevalentemente di tipo sociale e sanitario: per visite o terapie e per accompagnamento presso centri diurni o di aggregazione.
Il 100% delle associazioni intervistate si confrontano con gli interlocutori istituzionali. Il 69% con Aziende Sanitarie, Società della Salute o altri organi socio sanitari territoriali; il 22% con i Comuni; il 9% con Unioni di Comuni.
Vista l’importanza del servizio di Trasporto sociale per tutti coloro che non sono in grado di muoversi in autonomia, il presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni ricorda che “ soprattutto in un momento in cui è necessario porre la massima attenzione alla tenuta del sistema di welfare in termini di sostenibilità, ma anche di equità e pari opportunità nell’accesso, Anci ha condiviso fin da subito il percorso condotto da Cesvot con l’obiettivo di costruire insieme alle associazioni, principale riferimento per il servizio, una modalità univoca di gestione e un riferimento che consentisse ai Comuni di progettare al meglio il trasporto sociale sul territorio”.
Infatti, sempre secondo l’indagine condotta da Cesvot, solo nel 27% dei casi è presente un patto territoriale nel quale sono affiancate risorse pubbliche e private relative ai servizi alla persona e nel cui quadro è individuato il servizio di trasporto sociale. Nel 37% dei casi non è presente nessun atto relativo al governo del
servizio. Infatti il 21% del trasporto sociale è svolto nell’ambito di una convenzione con l’ente pubblico; il 10% privatamente; nel 69% dei casi in forma mista.
Per quanto riguarda la gestione del servizio possiamo dire in sintesi che il 44% delle richieste hanno un filtro centralizzato con regia pubblica; il 13% con regia privata; nel 43% dei casi la domanda arriva direttamente dall’utente. Il servizio di trasporto sociale è nel 50% dei casi coordinato con altri servizi socio sanitari pubblici e privati e nel 50% non si interfaccia, invece, con altri servizi.
Per l’assessore regionale al sociale Stefania Saccardi, che non è potuta intervenire personalmente, “il trasporto sociale costituisce una importante realtà e peculiarità della Regione Toscana che si inserisce in una rete di servizi in continuità, anche con quelli di cura e riabilitazione e per la disabilità. Un patrimonio culturale capillarmente diffuso che la Regione Toscana intende tutelare e sviluppare”.