Progetto Medwolf: lo sfogo di un allevatore

4385520022_ba9df8ea31_bDa quando le aggressioni ai greggi hanno superato il livello di guardia, le campagne maremmane brulicano di questi animali che incutono paura ai passanti. Un serio problema per chiunque transiti nei pressi dei pascoli, come ciclisti , podisti, cavalieri e automobilisti. I cani da guardiania sono stati “istituzionalizzati” dal progetto Medwolf, perché le istituzioni, invece di risolvere il problema predatori togliendoli dai territori e portandoli altrove, hanno preferito metterci una toppa, inventato il cane da guardiania. Cane che oltre che a dover essere mantenuto a spese dei pastori, rappresenta una mina vagante nelle campagne e può diventare causa di problemi anche per il settore del turismo. A titolo di esempio, il tratto di Francigena sotto Radicofani è stato abbandonato da tutti a causa della presenza di cani e di lupi.

Così, quello che per gli allevatori doveva essere un alleggerimento dalle preoccupazioni, si sta rivelando un problema di difficile soluzione. C’è anche chi lancia un’idea. Dovrebbe essere Medwolf che ha elaborato il progetto a prendersi gli oneri delle lamentale quotidiane che i pastori devono ascoltare da chi transita nei pressi delle greggi, con la minaccia, spesso e volentieri, di qualche denuncia. Lo spiega Simone Masala, che col padre Carmelo e i fratelli possiede a Manciano un’azienda di allevamento fra le più grandi del grossetano. Migliaia di pecore, 60 ettari di terra presi in affitto per il pascolo brado e ben 30 cani da guardiania.

“Noi – spiega Masala – siamo dentro al progetto Medwolf, quel progetto che ci ha fornito cani a tutela del gregge. La mia azienda possiede 30 e più cani. Mi dicono che alcuni sono aggressivi. Che devo dire? I cani fanno i cani, fanno il loro mestiere. Devo forse sopprimerli? Me lo dicano e lo farò, a patto che me ne forniscano altrettanti. E siccome ci obbligano a tenerli, adesso è Medwolf del cui progetto faccio parte, che è obbligato a togliermi dall’impiccio che è stato creato non certo da me. Perché ci obbligano? E’ presto detto. Se noi non dimostriamo di tutelare a modo il gregge, poi non ci pagano i risarcimenti per le tante predazioni che subiamo”.

Il problema posto dal signor Masala è reale: passanti e ciclisti si vedono correre addosso i cani e si spaventano. Non servono a molto i cartelli che gli operatori del progetto Medwolf hanno fatto istallare vicino ai pascoli, dove si danno suggerimenti. Ai passanti si dice di non correre in presenza del cane da guardiania, ai ciclisti viene detto che bisogna scendere dalla bicicletta, a chi passeggia con un cane, si suggerisce di tenere il cane al guinzaglio e a chi va a cavallo di tenersi lontano dalle pecore. Ma i cartelli sono palliativi, e tutti i giorni gli allevatori ricevono lamentele: “Non bastano le predazioni quotidiane- dice Masala- minacciano di denunciarmi, mi chiamano in caserma, stiamo sempre in angoscia. Medwolf mi ha fatto mettere dei cartelli di avviso per chi si imbatte nei cani. Io chiedo a Medwolf di fornire anche un numero di telefono a cui ogni volta ciclisti e passeggeri possano telefonare. Il problema l’ha provocato questo progetto e sono i responsabili del progetto a dover togliere via le castagne dal fuoco. Chiedo quindi con forza che in ciascun cartello venga stampato un numero di telefono di qualche referente Medwolf. Le persone devono potersi rivolgere a Medwolf che ha voluto questo progetto, non a me che l’ho dovuto subire”.

Da Venerio
Aurelio Visconti
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