È andata deserta la prima asta per la vendita fallimentare di Floramiata, l’azienda serricola di Piancastagnaio dichiarata fallita nell’ottobre dello scorso anno e adesso i attesa di un “autore”. Ma al primo appuntamento, nessuno si è presentato per comprare un complesso che ha una base d’asta di circa 13 milioni e mezzo di euro. “Il fatto che l’asta per la vendita del complesso aziendale sia andata deserta complica il cammino verso un suo futuro produttivo ed occupazionale”, è il primo commento del segretario provinciale della CGIL Claudio Guggiari che ribadisce la necessità di “scelte veloci e chiare. Tanto più necessarie-incalza- se si pensa all’incertezza che anche sul piano economico devono affrontare i lavoratori fissi e, soprattutto, quelli avventizi”. Il segretario ribadisce che, per arrivare alla prossima asta, occorre che “la stessa manodopera, necessaria per mantenere in essere l’azienda da un punto di vista produttivo, debba essere utilizzata secondo criteri oggettivi e allo scopo di ripartire il più equamente possibile gli eventuali sacrifici, soprattutto in considerazione della quasi certa fine degli ammortizzatori sociali”. Perché è questo, oltre tutto che si paventa: la fine della cassa integrazione al termine di maggio. Intanto il giudice Serrao, del Tribunale di Siena, ha dovuto rimandare l’asta a un’altra data. E il 16 maggio, il governatore della Toscana Enrico Rossi riceverà i sindaci del comprensorio per parlare della situazione della azienda e dei suoi 200 dipendenti fissi più gli avventizi. Questi ultimi non più richiamati a lavoro. Vi sarà, a Firenze, dal governatore, anche il sindaco di Piancastagnaio Luigi Vagaggini che “dopo che giorni fa ebbi a dire-racconta-che Rossi era latitante e che questo atteggiamento era uno schiaffo alle genti amiatine, ha deciso di convocarci per parlare di Floramiata e del termodotto geotermico”. Già, perché un’altra questione è proprio quella del termodotto geotermico, di proprietà di Piancastagnaio e a proposito del quale, invece, ad un convegno del Pd, ad Abbadia San Salvatore, alla presenza dei parlamentari democratici Dallai e Cenni, fu detto che doveva essere “sovracomunale”. Ma Vagaggini non ci sta: “Quel termodotto-spiega-che serve anche Floramiata e che potrà servire col calore a basso costo le aziende che si impianteranno in loco, è nostro. Lo pretendiamo. Fra l’altro Abbadia si è dichiarato comune antigeotermico. E adesso vorrebbe il nostro termodotto?”. Vagaggini fa notare con amarezza che “la cassa integrazione per i dipendenti delle serre, finisce fra 15 giorni circa. Le regole sono queste-ammette.- E noi abbiamo sul lastrico 200 persone e oltre. Alla regione non sembra opportuno intervenire? E al ministero? La questione è di vera emergenza lavorativa e economica?”. Ma quelli più in ansia sono i dipendenti. Uno di loro commenta duramente: “Aspetteranno l’ultima asta a svendere Floramiata. Abbasseranno il prezzo e alla fine gliela regaleranno. E di certo la nuova proprietà passerà ai licenziamenti e alla drastica riduzione di personale”. E per quel che riguarda le eventuali società interessate all’asta di Floramiata, circola il nome di una grande azienda ortofrutticola che parrebbe seriamente interessata alla storica società serricola pianese, forse con l’intenzione di riconvertirla alla produzione di prodotti ortofrutta. Ma prima di questo si attende la nuova asta: “Si spera entro un mese”, chiude il sindaco di Piancastagnaio.