Inaugurata ad Arcidosso la scultura di Daniel Spoerri, collocata all’ingresso del paese. «Un modo per marcare splendidamente il territorio – commenta l’artista Mario Papalini – Una sorta di impronta digitale destinata a restare nel tempo a disposizione dei cultori del bello». Daniel Spoerri. Artista a 360°, pittore, scultore, regista, scrittore poeta e anche cuoco. Daniel Spoerri nasce in Romania, da Isaac Feinstein, missionario della chiesa luterana norvegese, e da Lydia Feinstein-Spoerri. Durante la guerra, nel 1942, il padre viene trucidato dai nazisti in Romania e la famiglia è costretta a rifugiarsi in Svizzera, a Zurigo, dove il piccolo Daniel vive presso lo zio materno, rettore dell’Università di Zurigo. Nella città svizzera inizia a studiare danza, nel 1949. Tra il 1952 e il 1954 frequenta corsi di danza classica a Parigi. Nel frattempo inizia l’attività di coreografo (Ballet en couleurs – 1955), di poeta, con la serie dei Poemi concreti e di regista. Tra il 1957 e il 1959 è aiuto-regista presso il Teatro di Darmstadt e prosegue la sua attività di poeta concreto. A Parigi, fonda la casa editrice MAT (Multiplication d’art transformable) e inizia la sua opera di artista figurativo: inventa i tableaux-pièges (Quadri-trappola), incollando su tavole gli oggetti quotidiani ammassati nella sua stanza d’albergo. Nel 1960 elabora, con altri, il Manifesto del Nouveau Réalisme. La sua prima mostra individuale 1961 si svolge a Milano, curata da Arturo Schwarz. L’anno dopo, il 1962, è segnato dalla pubblicazione di Topographie anecdotée du hasard, nel quadro di un’esposizione alla Galerie Lawrence di Parigi. Si tratta della descrizione minuziosa di oggetti presenti sulla tavola della sua camera ed evocazione di ciò che suggeriscono. Prosegue in questa ricerca di trasformazione del reale con i suoi Détrompe-l’œil, del 1963, nei quali gli oggetti della quotidianità stravolgono e mettono in discussione l’immagine alla quale sono connessi.
Dopo due anni di trascorsi nell’isola greca di Symi, apre a Düsseldorf il ristorante Spoerri (18 giugno 1968) nel quale serve cibo preparato da lui stesso. Nel 1970 apre, nei locali sovrastanti il ristorante, la Eat Art Galerie, che è anche l’editrice di numerose pubblicazioni sue e di altri artisti. Comincia anche a praticare la scultura: la prima opera (un bronzo) si intitola Santo Grappa. Altre forme d’arte derivate dal ristorante sono i quadri realizzati incollando sulla tavola i resti e i piatti sporchi, così come li hanno lasciati i clienti, le collezioni di ricette di cucina e stravaganti riti gastronomici che diventano performance. La scultura lo impegna negli anni ottanta, che iniziano con la mostra interamente dedicata alla Eat Art: «Eat Art Festival», presso la Maison de la Culture di Chalon-sur-Saône. Inizia ad assemblare strumenti da cappellaio, attrezzature ortopediche e da macellaio in forma di idoli da parodia, alcuni dei quali sono poi fusi in bronzo. È la fase che egli definisce degli «omercato delle pulci e simboli religiosi occidentali, per deridere ogni fede e ogni convenzione artistica.
Nel 1983 è nominato professore d’arte all’Ecole des Beaux-Arts di Brest e professore alla Kunstakademie di Monaco, dove organizza una serie di conferenze dal titolo «Spoerri presents …». La carriera accademica prosegue e nel 1987 è Professore esterno alla «Hochschule für Angewandte Kunst» di Vienna, ma nel 1989 abbandona la cattedra di Monaco per dedicarsi completamente alla propria creatività.
Dal 1989 vive frequentemente in Italia, prima ad Arcidosso e poi a Seggiano (in provincia di Groesseto), dove comincia a costruire un parco-museo dove raccoglie opere proprie e di suoi amici artisti. Nasce così il Giardino di Daniel Spoerri, dal 1997 sotto l’egida della Fondazione «Hic terminus haeret – Il Giardino di Daniel Spoerri». L’artista lascia Parigi per vivere stabilmente nel paese toscano. Ancora nell’ambito della Eat Art si colloca, nel 1992 l’ideazione del ristorante che costituisce il centro del Padiglione della Svizzera all’Esposizione universale di Siviglia. Nel 1993 la Francia lo insignisce del «Grand Prix National de la Sculture». Nel 1972, il Centro Nazionale d’Arte Contemporanea di Parigi gli ha dedicato una retrospettiva.