Il genere Helicrysum deve il suo nome alla unione di due parole e cioè hélios-u (sole) e da chrysòs-ù (oro) per il bel colore giallo oro dei suoi fiori. La specie italicum cresce sul monte Amiata e si presenta intensamente aromatica con altezza che raggiunge 30-50 centimetri. Le foglie lineari-filiformi si sviluppano su fusti alla cui estremità si sviluppa una infiorescenza corimbosa con fiori di un giallo brillante. La famiglia di appartenenza è quella delle composite (Asteraceae) e in Italia è presente su quasi tutto il territorio tanto è vero che la indicazione della sua presenza è segnalata dal nome della specie.
Dell’elicriso ci parlano grande autori del passato come Plinio il Vecchio che lo indica come fiore da ghirlande e Dioscoride che lo prescrive per diversi malanni in enoliti semplici. Galeno consiglia l’elicriso per provocare il mestruo e per liberarsi dal sangue contenuto nello stomaco e nella vescica. Castore Durante lo consiglia come enolito per scacciare vermi e per altri malanni.
Sull’elicriso un discorso a parte meritano le ricerche fatte da un medico toscano del XX secolo Leonardo Santini che sono servite a mettere in evidenza le caratteristiche medicinali della pianta che oggi è molto studiata e largamente utilizzato per le sue proprietà medicamentose.
Lungo il litorale della costa grossetana cresce un’altra specie di elicriso, l’Helicrysum stoéchas non molto comune in Italia segnalato da P.Miceli, E.Bulgheri, G.Tosi sul bel libro pubblicato da Edizioni Effigi che titola “i fiori del mare -flora dei litorali sabbiosi della toscana meridionale-“
Ci piace infine segnalare una azienda agricola Amarilli Lerzio che da tempo coltiva elicriso a Monticello Amiata, proprio in una terra , l’Amiata, ad alta vocazione erboristica.