Anche il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso, presentato da Italia Nostra, da alcune attività imprenditoriali della zona, dai comitati ambientalisti e da diversi cittadini, contro la costruzione della centrale Poggio Montone (poi denominata Saragiolo) proposta da Sorgenia Geothermal s.r.l.
Si conclude così una lunga battaglia legale, iniziata nel 2019 dopo la concessione dell’Autorizzazione regionale alla costruzione dell’impianto, che per un certo tempo ha visto anche la partecipazione del Comune di Piancastagnaio, che promosse un autonomo ricorso al TAR Toscana ma che non si è poi impegnato nell’appello al Consiglio di Stato; e si conclude nella maniera più amara per coloro che hanno preso parte a questa lotta, per una serie di motivi.
Certamente il primo è rappresentato dal fatto che i perdenti sono stati condannati anche al pagamento delle spese a favore degli avvocati di Sorgenia e della Regione, oltre a quelle per i tecnici incaricati dallo stesso Consiglio di Stato di eseguire la “verifica” su alcune problematiche di carattere scientifico, riguardanti essenzialmente i collegamenti fra il serbatoio idropotabile dell’Amiata e quelli geotermici, dai quali viene estratto il fluido impiegato nel funzionamento delle centrali. Si tratta di somme non indifferenti ma in ogni caso questa possibilità era stata messa in conto dai ricorrenti.
In secondo luogo si è dovuto prendere atto che, di fronte ad una situazione di crisi drammatica per l’approvvigionamento energetico del Paese, anche in ambito giudiziario non si guarda troppo per il sottile, sottomettendo le esigenze di tutela paesaggistica ed ambientale, insieme a quelle della salvaguardia della risorsa idropotabile, alle più impellenti necessità della produzione elettrica: quanto poi possa risultare “essenziale” a tale scopo una centrale da 5 MW, di fronte allo sconvolgimento territoriale che produce, è tutto da dimostrare.
Infine, come nell’appello proposto contro l’autorizzazione alla costruzione della centrale Bagnore 4, anche questa volta il Consiglio di Stato ha emesso la propria sentenza senza entrare nel merito delle questioni: in questo caso, senza tener conto delle osservazioni proposte dai tecnici di parte sulla Relazione dei Verificatori.
La vicenda della consulenza di ufficio ha, infatti, aspetti a dir poco discutibili.
Dopo a rinuncia del Prof. Alberto Guadagnini, Direttore del dipartimento di ingegneria civile ed ambientale del Politecnico di Milano, il Consiglio di Stato, il 5 Ottobre 2021, aveva affidato le attività di verifica al Direttore del dipartimento di ingegneria dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture del Politecnico di Torino, Prof. Francesco Laio, con possibilità di sub-delega nell’ambito della struttura universitaria: il 15 Novembre il Prof. Laio comunicava l’accettazione dell’incarico ed il relativo affidamento a tre professori del Dipartimento; veniva anche richiesto un tempo maggiore per l’esecuzione della verifica.
Con Ordinanza 564/2022 il Consiglio di Stato fissava la data del 10/04/2022 per la consegna della bozza della Relazione di verificazione, concedendo alle Parti la possibilità di fornire le proprie osservazioni nei 10 giorni successivi (quindi entro il 20/04/2022) e prescrivendo ai Verificatori di depositare entro il 30/04/2022 la Relazione nella versione finale, con eventuali controdeduzioni alle osservazioni.
In sostanza il Collegio dei Verificatori ha avuto 5 mesi e mezzo di tempo per produrre la propria relazione, che è risultata composta di 95 pagine. Come detto, i tecnici delle parti in causa, invece, avrebbero dovuto presentare le proprie osservazioni nei 10 giorni successivi.
Naturalmente quelli incaricati da Sorgenia hanno potuto rispettare tale termine, dato che i Verificatori erano arrivati a sostenere esattamente le loro tesi; ciò non è stato materialmente possibile per i tecnici degli appellanti, che si sono trovati a dover controbattere anche su dati che venivano resi disponibili per la prima volta (ad esempio, sulle portate di vapore emesse da ogni centrale). Il 14 Aprile l’Avvocato degli appellanti aveva chiesto la concessione di una proroga di 20 giorni per poter consentire ai propri tecnici di produrre le proprie osservazioni, ma solo il 22 Aprile, cioè due giorni dopo la scadenza del termine, il Consiglio di Stato ne comunicò il rifiuto.
I tecnici di parte depositarono la controrelazione il 29 Aprile ma, nella stessa data, i Verificatori presentarono la Relazione definitiva, del tutto uguale alla bozza, senza quindi tener conto di quanto veniva osservato al loro lavoro.
Sinceramente non si capisce il motivo della mancata concessione della proroga richiesta, anche perché, dato che l’udienza finale della causa era fissata per il 13 Ottobre, lo spostamento di una decina o di venti giorni per il deposito degli elaborati tecnici non avrebbe comportato alcun ritardo nello svolgimento del processo.
C’è da dire, comunque, che a questa già precaria situazione a carico degli appellanti si è aggiunto un ulteriore elemento di penalizzazione, rappresentato dal ritardo di 12 (dodici!) minuti nella presentazione della memoria conclusiva da parte dell’Avvocato, e la sentenza emessa evidenzia come anche questo documento non sia stato preso in considerazione: incidentalmente va osservato che l’estensore della sentenza è lo stesso Dott. Francesco Gambato Spisani relatore di quella, ugualmente negativa per le associazioni ambientaliste, relativa all’impianto di Castel Giorgio.
L’appello contro la costruzione della centrale Saragiolo è stato quindi respinto, senza che si siano potute valutare le tesi contrarie alla mancanza di connessione fra gli acquiferi, sostenute dai Verificatori, così come le problematiche legate ai fenomeni di subsidenza e bradisismo.
Fatto sta che il livello della falda del piezometro David Lazzaretti, dal momento dell’apertura della centrale Bagnore 4 cala sempre di più, nonostante le piogge consistenti degli anni passati, ed alla fine qualcuno ce ne dovrà pur spiegare il motivo.
Per la Rete Nazionale NoGESI
Carlo Balducci